Il commissario Mariani non è più quello di una volta. Era giovane, agile ed entusiasta quando arrivò a Genova per il suo primo incarico, in Morte a domicilio. Da allora l’età è avanzata, e con essa tutte le complicazioni della vita personale e familiare, dalle preoccupazioni per la madre che invecchia a sua volta al rapporto burrascoso con la moglie, che guadagna più di lui, e con le figlie, nei confronti delle quali si sente certe volte un estraneo se non addirittura un intruso (in una scena eloquente al riguardo, cerca un computer da usare per delle ricerche: ma i tre che ha a casa sono tutti protetti da password note solo alle donne di casa…). Un personaggio che l’autrice - tradotta in Germania per i tipi della Goldmann - porta avanti dal 2002, in ben 15 romanzi (dal citato Morte a domicilio a questo, passando per Primo, del 2008, prequel dell’intera serie), tutti ambientati a Genova (con piccole puntate fuori, da Palermo a Malaga). In Mariani e le porte chiuse il commissario si trova ad affrontare - e ne farebbe volentieri a meno - i fantasmi assopiti dentro di sé, con i quali dovrà fare bene i conti, in profondità, nel corso di un’indagine in cui la fatica della ricerca si accompagna alla fatica della ricostruzione di sé, fisica e psichica; l’unione delle quali - con sorpresa sua e del lettore - alleggerisce il suo compito, anziché aggravarlo.
M. Masella, Mariani e le porte chiuse, ed. Fratelli Frilli, 2015.
(«Mangialibri», 16 marzo 2016)
