Non c’è bisogno di concordare puntualmente con ciascuna delle sue tesi per ammettere che Vito Mancuso è una voce salutare e forse necessaria nell’attuale panorama culturale italiano. In questo nuovo libro colpisce lo sforzo di mantenersi nell’alveo della scientificità della trattazione, ma di farlo con un linguaggio narrativo, accessibile al lettore che - pur non addetto ai lavori - abbia voglia di capire che ne è di Dio nel nostro tempo. Un tempo che evolve rapidamente e in maniera spesso imprevedibile, e che proprio per questo ha quanto mai bisogno di integrare i saperi - scientifico, sociologico, filosofico, teologico… - in una visione quanto più possibile compatta e coerente. Il Dio dell’uomo, come lo si percepisce oggi, non può non essere Dio per l’uomo: l’idea di Dio come “padrone” dell’universo (secondo un’immagine tipicamente ebraica che il cristianesimo ha ben volentieri fatto propria) va ripensata e a fondo. Questo volume - che prosegue l’impresa cominciata con il precedente Io e Dio, nel quale l’autore poneva le basi di teologia fondamentale di questo discorso - è uno studio di teologia sistematica che affronta domande come: “Chi è Dio?” “Qual è il suo nome?” “Qual è il suo rapporto con li mondo e qual è il modo di parlarne più adeguato alla sua natura?” Saggio che porta avanti l’intento fondamentale dell’autore: liberare la coscienza dell’uomo dalle gabbie teoriche ed etiche che dai secoli e millenni scorsi sono arrivate fino alle religioni di questi giorni. Fortemente consigliato.
V. Mancuso, Dio e il suo destino, ed. Garzanti, 2015.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 6 gennaio 2016)