A volte il male si presenta all’uomo senza alcuna pietà, direttamente in forma di tragedia: capita così che don Evelino Coletti, l’anziano parroco di Carpinate, si ritrovi a inciampare nel cadavere di una donna; giovanissima; orrendamente (ma sistematicamente: con una regolarità fin troppo indicativa) mutilata. La ragazza si chiamava Mirella Sacchi e di lei, in paese - uno di quei paesi di così pochi abitanti che tutti, c’è da credere, possano sapere tutto di tutti; talmente tanto da non potersi permettere il lusso di dirne alcunché - sembra che nessuno se ne ricordi nulla: se non che aveva poco più di vent’anni… e i capelli rossi. Subito in caserma si parla di delitto senza movente, il classico “incidente” a sfondo sessuale; ma il maresciallo Bagnasco è di tutt’altro avviso, perché una ragazza come quella - abituata a frequentare la parrocchia e ad animare i corsi di catechismo - non finisce in quelle condizioni per una coincidenza, né banalmente per aver cercato di scappare di casa. C’entra forse qualcosa Eva Zampelon, la “signorina” apparentemente anaffettiva che, in paese, nessuno è ancora riuscito a decifrare?
Diana Lama scrive qui in coppia con Vincenzo De Falco, aggiudicandosi nell’ormai lontano 1995 il prestigiosissimo Premio Alberto Tedeschi-Giallo Mondadori “per il contrasto tra l’amenità dell’atmosfera dei luoghi e la violenza delle passioni dei loro abitanti”. Romanzo già maturo nella forma e nello stile (tanto che la figura del protagonista, il burbero e disincantato - ma anche ligio ed empatico - maresciallo Bagnasco, tornerà in altre due opere). I personaggi e i luoghi sono ben tratteggiati, ma ancor più lo è una comunità (immaginaria: Carpinate non esiste sulla carta geografica) iperframmentata dalla suddivisione in frazioni e fazioni di ogni genere. La leggenda vuole (ma c’è chi giurerebbe trattarsi della pura verità) che il romanzo, così come scritto inizialmente dai due autori, fosse intriso di napoletano; e che l’allora editor del Giallo Mondadori avesse richiesto la “traduzione in italiano” di tutte le parti dialettali. Col senno di poi, si trattò di una scelta poco lungimirante: Montalbano non era ancora decollato e forse avremmo potuto vederlo rivaleggiare con il suo collega di stanza al nord. Opera prima che - nonostante la poderosa ondata internazionale di giallo degli ultimi vent’anni - mantiene intatto il proprio smalto. Fortemente consigliato (a chi riesca ancora, ahimè, a reperirne fortunosamente una copia).
V. De Falco, D. Lama, Rossi come lei, ed. Mondadori, 1995.
(«Mangialibri», 25 gennaio 2016)
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