mercoledì 20 gennaio 2016

Tony Laudadio, L’uomo che non riusciva a morire, ed. NN, 2015

La vita a volte può essere davvero pesante. Vai dal dottore, convinto di avere un raffreddore - un banale raffreddore, con tutti i sintomi tipici e a loro volta banali; ma così coriaceo e persistente da far pensare a qualcosina di più, che so, un’allergia stagionale - e ti ritrovi con un tumore. “Adenocarcinoma”, dice il medico, come se il termine tecnico potesse stemperare l’impatto emotivo. Poi aggiunge: “È un caso rarissimo”, e lì non sai più se incuriosirti o imbestialirti, mettendo da parte ogni decenza, ogni etichetta, ogni velleità di ragionevolezza. In realtà, però, non succede niente: quando un cambiamento, anche grande, ti si para davanti agli occhi, provi a piantare i piedi in ciò che resta fisso, per farti forza; ma quando a cambiare è tutto, contemporaneamente, c’è poco da fare la voce grossa. Così, senza neanche accorgertene, cominci ad andare avanti, ma con un certo distacco, quasi come se la cosa non avesse una grande importanza, e lo stesso decidere se curarti o meno - ben conoscendo i rischi della terapia e gli effetti collaterali - diventa infine una scelta umorale, lo sbilanciamento di un momento, qualcosa che ti ritrovi a fare magari solo perché non avresti saputo rispondere alla domanda: “Perché no?”. Insomma, la vita a volte può essere talmente pesante da farti desiderare - bestemmia, ma realtà - di morire quanto prima. Eppure non tutti riescono a essere così fortunati...
Tony Laudadio, autore di teatro e di cinema che ha lavorato con Risi, Moretti, Sorrentino e ha pubblicato due noir con Bompiani, scrive qui un romanzo “nero” atipico, in soggettiva, che assume il punto di vista del malato per mettere a nudo i tic, i sentimentalismi, le ipocrisie di chi “assiste” - parenti, medici, colleghi; - al contempo, per svelare la fragilità delle relazioni e una dura (quanto ovvia, a posteriori) verità: la sofferenza non è mai solo del malato, e questi non può non farsi carico - a sua volta e a sua misura - di quella di chi gli è attorno. «Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole. Ed è subito chemio» pensa il protagonista, sintetizzando il mood dell’intera narrazione. Che presenta tuttavia sfumature e variazioni sul tema (per parlarne in termini di musica, tanto cara all’autore e tanto presente in queste pagine) che vanno dalla suspense al grottesco, dal drammatico al comico, spingendo il respiro di questo romanzo ben oltre il mero noir. Da non perdere la scena della folla accorsa in pellegrinaggio alla camera del “miracolato”. Ottimo punto di partenza per NN, neonata editrice milanese.


Tony Laudadio, L’uomo che non riusciva a morire, ed. NN, 2015.

(«Mangialibri», 20 gennaio 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano