
«Caro Paolo,
la questione è sottile. Ogni censura è sbagliata di principio e questo rende colpevole il nuovo sindaco. Però non credo nemmeno che il Consiglio, con maggioranza mista, gli permetterebbe un gesto tanto autoritario senza una forte opposizione. La disposizione è legata all’azione subdola con cui una consigliera aveva abbindolato il precedente sindaco facendosi pubblicare tutta una serie di libri di propaganda dell’ideologia gender. Ora, dal momento che la libertà d’opinione è sacra, tu potresti anche essere favorevole a un’educazione gender che insegna ai bambini dell’asilo che la nostra identità sessuale non è predefinita dai nostri organi genitali, ma può essere scelta autonomamente. Ma se così non fosse, puoi ben capire perché il nuovo sindaco si sia scagliato contro queste pubblicazioni che anticipano esageratamente l’educazione sessuale, propongono precocemente la masturbazione e impongono la definizione di genitore 1 e 2 come alternativa al concetto naturale di padre e di madre. Questa censura era una delle tante promesse elettorali, come la riduzione di tutte le salatissime spese mortuarie. Mantenere le promesse, al di là delle nostre opinioni in merito, mi sembra comunque un gesto di coerenza e di rispetto verso chi lo ha eletto.»
Non ho amici reazionari, e men che meno lo è lui. Evidentemente lì il problema si è posto in questi termini; e forse stanno cercando di porre rimedio - magari in maniera a sua volta sbagliata - a uno sbaglio precedente. Non lo so. Però da questa esperienza ho capito due cose: la prima è che ho fatto bene a non lasciarmi trascinare dall’impulso del clicca-e-opina. La seconda è che… mi manca tanto Venezia!
(«Il Caffè», 9 ottobre 2015)
