«Il primo pensiero che mi ha attraversato la testa, mentre l’aria trovava già sbarrata la strada per arrivare ai polmoni, è stato che non avrei mai più potuto sapere cosa si provi a sentirsi crescere dentro un figlio fino a vederlo venire al mondo. Me ne sarei andata prima, con i miei inutili anni alle spalle e un futuro inesploso davanti. Poi ho pensato ai posti che non ho mai visto, quelli che nel tempo avevo segnato con il pennarello rosso sulla cartina, con un cerchio di diverse dimensioni, in ordine di priorità. Uno si immagina di morire pensando alle persone più care, un genitore, un marito, un fratello. Io invece, mentre morivo, ho pensato a nient’altro che a me stessa».
Cesare Melchionne - che avrebbe già parecchio a cui pensare, da quando la moglie l’ha abbandonato, dopo più di venti anni di matrimonio - si trova in una profonda crisi di coscienza: chiamare subito la polizia, senza indugiare oltre, o aspettare ancora qualche minuto prezioso? L’immagine del cadavere incontrato nel cortile condominiale, infatti, l'ha ispirato: e, per quanto trovi egli stesso ripugnante la cosa, la sua fantasia di scrittore a corto di idee sembra essersi già in moto... Inizia così Cattivi presagi, opera prima di Alessandra Pepino, che convince con una scrittura buona e a tratti audace (anche se cade sull’ortografia del napoletano, di cui - meritevolmente - non lesina l’uso). Questa storia - snodata tra le tenerezze dell’amore e le efferatezze degli omicidi di camorra - sa essere all’altezza delle aspettative che crea. Per confermare che possa davvero trattarsi di “una ventata d’aria torbida nel romanzo nero italiano” (come ha scritto Maurizio de Giovanni), non resta che aspettare la prossima prova.
A. Pepino, Cattivi presagi, ed. Atmosphere libri, 2014, pp. 280, euro 15.
(«Pagina3», 7 ottobre 2015)
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