
Nella storia del cristianesimo non è nuova la critica a un modo di intendere la religione che lascia scontenti tanto i religiosi abituati a disincarnare la propria fede (cioè la stragrande maggioranza dei cristiani), tanto i laici impegnati nel concreto (ai quali la fede sembra una giustapposizione superflua e imbarazzante). I gesuiti, probabilmente (non che sia questo il luogo per un processo a un movimento storico di tanti secoli, tanto meno per delle esecuzioni sommarie), ci hanno messo del loro, contribuendo - con una eccessiva disonvoltura nel maneggiare “le cose del mondo”, dalla politica al denaro - a dare di sé un’immagine poco devota. Non per questo si può disconoscerne i meriti, come quelli di un modo di intendere la missione che porta oggi ai benvenuti frutti dell’inculturazione; ovvero, la riaffermazione del sacrosanto principio per il quale “tutto è rapporto di forze”: preghiera e azione materiale possono e devono operare insieme. René Fülöp-Miller affronta un esame a trecentosessanta gradi dell’azione gesuitica nelle varie epoche, anche troppo circostanziato (sarebbe bastata forse la metà delle 500 pagine scritte) se l’obiettivo è tutto sommato quello di concludere che, nonostante le buone intenzioni e i buoni risultati, ebbene, anche loro hanno commesso degli sbagli; che ha il pregio di non tralasciare né il dato più scientifico né il pettegolezzo di corridoio, restituendo così un’immagine piuttosto completa di questo importante movimento che - piaccia o non piaccia - ha nutrito la cultura dell’umanità, non solo occidentale. Uno studio classico che risente un po’ dell’età (l’originale è del 1947) e che sarebbe stato meglio pubblicare con una seppur piccola nota introduttiva da parte del curatore.
René Fülöp-Miller, Segreto e potenza dei gesuiti, ed. Odoya, 2015.
(«Mangialibri», 9 luglio 2015; «Pagina3», 15 luglio 2015)
