
Miglior scrittrice del mondo secondo Time nel 1947, Rebecca West (pseudonimo di Cicily Isabel Fairfield, scelto in onore dell’eroina di un dramma di Ibsen), è stata un’autrice che ha saputo far parlare di sé con l’impegno (soprattutto sul fronte femminista) e con lo stile letterario raffinato e incisivo. Qui racconta del dramma (così lancinante da assomigliare quasi a un thriller) di uomini che sanno di avere ragione e sentono il dovere di un giudizio preciso e adeguato, ma che si trovano di fronte alla difficoltà di documentare crimini talmente grandi da sfuggire alla presa del diritto. Riflessioni che West ha maturato ben quindici anni prima del celebre La banalità del male (nel quale Hannah Arendt ha ben descritto la difficoltà di processare un assassino del calibro di Eichmann, organizzatore delle deportazioni in treno, e dei maldestri tentativi di addossargli qualcosa di specifico, come l’omicidio di alcune persone con la propria pistola). Questo volume riunisce tre testi inediti in italiano, apparsi in inglese tra il 1946 e il 1954 (il secondo e il terzo parlano della Germania del dopoguerra e delle difficoltà dell’“amministrazione controllata” da parte dei vincitori) e riuniti nel volume A Train of Powder.
R. West, Serra con ciclamini, ed. Skira, 2015.
(«Mangialibri», 16 luglio 2015)
