mercoledì 1 luglio 2015

D. Lama, 27 ossa, ed. Newton Compton, 2015

«La soddisfazione nella voce dell’uomo la irritò: “È stata legittima difesa”. Petulante. Il suo tono era fastidiosamente petulante. “Senza quel maledetto coltello sarebbe stata legittima difesa” rispose lui aspro, impaziente. “Che cosa avevi in testa, mi chiedo”. Quel ritornello continuò a rimbalzarle nel cervello per molto tempo dopo la fine della conversazione. Che cosa avevi in testa, mi chiedo. Che cosa avevi in testa, mi chiedo. Niente, non avevo in testa niente. Solo il luccichio dell’acciaio e il rosso del sangue»


Il condominio Badenmajer è una delle tante “anomalie” di Napoli: costruito all’interno del Parco pubblico di Capodimonte, sulla carta potrebbe assomigliare a un castello, con le sue torri svettanti, i bovindi d’altri tempi, la sua possenza austera; ma, all’avvicinarsi, fa pensare più alla casa degli Usher, inquietante fino al minaccioso, dagli spazi interni ampi e ovattati che instillano in chi vi entra un immediato senso di pericolo. Cosa succede nel buio silenzioso di quei corridoi? Diana Lama - vincitrice del Premio Alberto Tedeschi-Giallo Mondadori già nel 1995, che oggi pubblica con le maggiori case editrici italiane ed è tradotta in sette Paesi - è qui in gran forma, consegnando un thriller che colpisce e permane nella mente non con ritriti effetti macabri, ma con la disamina, pagina dopo pagina, delle tortuosità di una psiche umana fin troppo intelligibile pur nel suo comportamento deviato, fin troppo vicina… a ognuno di noi. In una bella edizione Newton Compton con sovraccoperta.


D. Lama, 27 ossa, ed. Newton Compton, 2015.

(«Pagina3», 1 luglio 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano