Daniel si trova a casa di Ivano, una baita a sei chilometri dalla strada più vicina, che la tormenta di neve ha appena reso ancora più isolata e inospitale, tagliando la linea telefonica. Non bastava il guasto alla caldaia. Ivano sarebbe Ivan, per gi amici; ma ci sono ben pochi amici lì, a quella specie di fiera dell’ipocrisia che, come tutte le rimpatriate, lascia sempre delusi. E mai avrebbe pensato di andarci. (Capirai: col mestiere che fa - il killer - di morti che non sanno ancora di esserlo ne ha già visti tanti in vita sua). Ma poi Rachele gliel’ha chiesto, e lui si è sentito rispondere di sì ancor prima di deciderlo. Ancor prima di ricordare com’era andata a finire tra loro. Ancor prima di rendersi conto che erano passati tanti, tanti anni. Sarà per tutto questo che - in fin dei conti - il cadavere nell’altra stanza gli sembra il problema minore, in questo momento...
Fare i conti col proprio passato. Espressione abusata, particolarmente nel noir: come se ogni storia, azione, intrigo, dovesse per forza condurre a rivedere il proprio passato, per poi pentirsene in qualche misura. Il sottinteso (talora esplicito) è che il passato non voglia abbandonare i personaggi. O che essi abbiano un’eterna nostalgia dei propri vent’anni (in maniera diversa da come ce l’abbiamo tutti). In questo romanzo invece le cose sono diverse, e più dure e reali: niente rimorsi né rimpianti, il passato non è un punto cui si vorrebbe tornare, per poi prendere un’altra strada, né qualcosa di cui non si riesce a liberarsi; è invece qualcosa che si desidera, ardentemente, però in aggiunta al presente e non in sostituzione. Come dire: non è il peso del passato che devo accettare, ma quello del presente che non è abbastanza ampio da permettere a tutte le belle cose della vita di coesistere ed essere qui ora. Come Rachele. Non importa quale grado di rischio vada affrontato per questo. Un noir di notevole intensità - appena un po’ sovraccarico in certi passaggi - reso ancor più bello dall’ambientazione claustrofobica a base di neve, spazi ridotti e una esasperante corsa contro il tempo.
A. Cola, La notte apparente, ed. Curcio, 2015.
(«Mangialibri», 3 giugno 2015)
Modulo di contatto
Etichette
aforismi
Alex Zanotelli
altrui cose
Ambiente
Bambini
Bauman
Bellet
biografia
Brunetta
Bullismo
C'è un sole che si muore
Carlo Sini
Cinema
Claudio Fava
Claudio Fracassi
ControCorrente
Daniele Sensi
Desaparecidos
Diego De Silva
Dio perverso
Dipendenze
disabilità
don Andrea Gallo
don Luigi Merola
don Paolo Farinella
e-book
Economia
Educazione
Ennio Remondino
esercito
Etica d'impresa
eventi
Facebook
Fantascienza
Filosofia
Filosofia della scienza
Foto
Fumetti
Galapagos
Geografia
Giochi
Giulietto Chiesa
Giuseppe Miserotti
Giuseppe Onufrio
Goffredo Fofi
guerra
Guerra e pace
Hegel
Heidegger
i piccoli
Idiosincrasie
Il Partito dell'Amore
il telefonino
Illich
Immigrazione
In che mondo viviamo
Incendi in Russia
Internet
L'azzardo del gioco
L'economia come la vedo io
La Chiesa che non capisco
La guerra è guerra
La piaga del nucleare
La verità cammina con noi
le cose si toccano
Letteratura
lettere
Levinas
Libertà di stampa
Linguaggio e realtà
Luciano Gallino
Luigi Zoja
Mafia
Malainformazione
manuali
Marx
Massimo Cacciari
Massimo Scalia
Massoneria
Matematica
Maurizio Torrealta
Mondo
Morin
Musica
My Last Slating
Noir&Giallo
Novità
Nucleare
Pancho Pardi
Panikkar
Paolo Scampa
Parcheggiatore abusivo
pedagogia
Pietro Barcellona
Pippo Civati
Pirateria somala
poesia
Politica
psicologia
Pubblicità
Racconti e poesie
Religione
Riccardo De Lauretis
Roberto Carboni
Scienza
Scuola
Scusi può ripetere?
Sergio Manghi
Società
sport
Stefano Santasilia
Storia
Teatro
Tecnofollie
Tonino Drago
Vincenzo Pepe
Virtù del pubblico - Vizi del privato
Vito Mancuso
War
Powered by Blogger.