mercoledì 3 giugno 2015

A. Cola, La notte apparente, ed. Curcio, 2015

Daniel si trova a casa di Ivano, una baita a sei chilometri dalla strada più vicina, che la tormenta di neve ha appena reso ancora più isolata e inospitale, tagliando la linea telefonica. Non bastava il guasto alla caldaia. Ivano sarebbe Ivan, per gi amici; ma ci sono ben pochi amici lì, a quella specie di fiera dell’ipocrisia che, come tutte le rimpatriate, lascia sempre delusi. E mai avrebbe pensato di andarci. (Capirai: col mestiere che fa - il killer - di morti che non sanno ancora di esserlo ne ha già visti tanti in vita sua). Ma poi Rachele gliel’ha chiesto, e lui si è sentito rispondere di sì ancor prima di deciderlo. Ancor prima di ricordare com’era andata a finire tra loro. Ancor prima di rendersi conto che erano passati tanti, tanti anni. Sarà per tutto questo che - in fin dei conti - il cadavere nell’altra stanza gli sembra il problema minore, in questo momento...
Fare i conti col proprio passato. Espressione abusata, particolarmente nel noir: come se ogni storia, azione, intrigo, dovesse per forza condurre a rivedere il proprio passato, per poi pentirsene in qualche misura. Il sottinteso (talora esplicito) è che il passato non voglia abbandonare i personaggi. O che essi abbiano un’eterna nostalgia dei propri vent’anni (in maniera diversa da come ce l’abbiamo tutti). In questo romanzo invece le cose sono diverse, e più dure e reali: niente rimorsi né rimpianti, il passato non è un punto cui si vorrebbe tornare, per poi prendere un’altra strada, né qualcosa di cui non si riesce a liberarsi; è invece qualcosa che si desidera, ardentemente, però in aggiunta al presente e non in sostituzione. Come dire: non è il peso del passato che devo accettare, ma quello del presente che non è abbastanza ampio da permettere a tutte le belle cose della vita di coesistere ed essere qui ora. Come Rachele. Non importa quale grado di rischio vada affrontato per questo. Un noir di notevole intensità - appena un po’ sovraccarico in certi passaggi - reso ancor più bello dall’ambientazione claustrofobica a base di neve, spazi ridotti e una esasperante corsa contro il tempo.


A. Cola, La notte apparente, ed. Curcio, 2015.

(«Mangialibri», 3 giugno 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano