Il torto non sta mai da una sola parte: con le dovute eccezioni, si può dire che questa affermazione sia sostenzialmente vera. Spesso però purtroppo se ne fraintende il reale significato. Essa infatti non significa che tutti siano uguali (per il solo fatto di avere - o di aver avuto - del torto, in qualche misura); né che non vi sia alcuna ragione da attribuire a chicchessia. La violenza va biasimata sempre, quella di chi tira schiaffi come quella di chi massacra in gruppo; ma qualunque bambino della scuola primaria è in grado di capire che non si tratta della stessa cosa. Molti adulti sembra non abbiano le idee altrettanto chiare al riguardo: e allora ciclicamente si ripropone la solita condanna degli orrori della Resistenza partigiana e la solita assoluzione dei “giovani di Salò” (che in fin dei conti… stavano rispettando la legge). Come se tutti i torti fossero uguali, in qualità e in ampiezza. Dimenticando che la lotta per la libertà non è paragonabile alla fedeltà all’alleato nazista, autoautorizzatosi a invadere la nostra terra nello stesso momento in cui organizzava deportazioni di massa ai fini dello sterminio…
Un altro libro sulla Resistenza e sul periodo dell’occupazione nazifascista, ebbene sì. A volte c’è bisogno di ripetere le cose affinché vengano capite bene; affinché, soprattutto, si imprimano nella memoria. E c’è bisogno di chi sappia raccontarle, spiegarle, commentarle nuovamente in maniera chiara e circostanziata. Aldo Cazzullo è uno di questi: la sua esposizione lineare fa in modo che il discorso fluisca nonostante la mole dei dettagli biografici e delle considerazioni storiche. C’è bisogno di ricordare che la Resistenza non è patrimonio della sinistra politica, né di qualche nostalgico: la Resistenza è patrimonio di tutti gli italiani, perché è stata fatta da tutti gli italiani (graduati, preti, casalinghe, religiose…) per il bene di tutti gli italiani. È vero che il torto non sta mai da una sola parte, figuriamoci in guerra. Non di meno la scelta di Salò fu quella sbagliata, mentre giusto fu prendere la via delle montagne. C’è bisogno di chi esponga le cose con questa sintesi. Cazzullo lo fa e lo fa bene, offrendo in un’ampia sezione conclusiva tante testimonianze inedite raccolte in prima persona via social network; a sancire che della Resistenza c’è ancora tanto da dire. E che quel lavoro, anche dopo settant’anni, non è ancora terminato.
A. Cazzullo, Possa il mio sangue servire. Uomini e donne della Resistenza, ed. Rizzoli, 2015.
(«Mangialibri», 25 giugno 2015)
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