«Ah, s’io fosse pittore! Farei tutta la vita il suo ritratto» sognava De Amicis pensando a sua madre. Io certo, se anche ne avessi il talento, non mi metterei a fare ritratti per tutta la vita: ma stavolta mi piacerebbe fare quello di Formigoni. E non in un momento qualunque: quando è arrivata la notizia (alla fine dell’anno scorso) della condanna del presidente della provincia di Milano, Podestà, per la falsificazione delle firme necessarie alla presentazione della Lista Formigoni alle Regionali del 2010. All’epoca Formigoni (ne avevamo parlato anche noi) aveva detto: «Non mi dimetto perché sono stato eletto. E l’Italia è il Paese della sovranità popolare, non della carta bollata». Poi, evidentemente, anche lui dev’essersi accorto che le cose non stavano proprio così, e che qualcuno è stato arrestato proprio perché non di solo popolo si fa la repubblica. Mi domando: sarà rimasto sgomento di fronte all’ingenuità, o avrà sogghignato al pensiero che, proprio all’inverso, questo è il Paese della carta e basta: fosse stato per il popolo altro che dimissioni, lo si sarebbe dovuto cacciare via a calci nel posteriore.
Forse però più che a lui un bel ritratto lo farei oggi volentieri a quella dottoressa che, più di recente, si è data all’arte oratoria, tenendo conferenze organizzate dalla ASL sul tema della “Salute in carcere”. Che c’è di strano? Niente; non fosse per il fatto che quella stessa dottoressa, quattordici anni fa, si macchiava dei reati di abuso d’ufficio pluriaggravato e ingiuria pluriaggravata, confermati in Appello e in Cassazione e mai scontati a causa della prescrizione, in occasione del G8 e della “caserma delle torture”, a Bolzaneto. Ce la immaginiamo sul palco a inveire “puzzi come un cane”, come ai bei tempi, a qualche malcapitato in sala. Se solo avessi tempo e voglia, un bel ritratto lo farei anche a lei.
Oppure a questa regione. Sì, la Campania. E alla provincia di Caserta in particolare. Che si è appena aggiudicata l’ennesimo primato: quello della scuola più degradata d’Italia. Si trova a Piedimonte Matese e offrirebbe, ai suoi 350 e passa iscritti: soffitti bucati (ma non per le crepe: sono stati bucati apposta… per evitare il crollo in caso di incasata d’acqua), secchi per la raccolta della pioggia nel bel mezzo di aule e corridoi (in corrispondenza biunivoca con quei buchi, ca va sans dire), pareti gonfie e lesionate, vetri rottie, rifiuti in giardino. Nessuno dei candidati alle prossime elezioni ne parla, nessuno prende impegni verosimilmente distinguibili da quelle delle elezioni precedenti. Peccato. Poteva essere l’occasione per fare un bel ritratto di questa campagna elettorale. Occasione sfumata: è impossibile fare un ritratto a chi un volto umano non ce l’ha.
(«Il Caffè», 1 maggio 2015)
venerdì 8 maggio 2015
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