Josh Maine ne ha viste troppe quando decide che è ora di finirla. Anzi: è ora di finirli. Approfittano dell’ignoranza, della dabbenaggine, della paura e della fiducia del prossimo per sfruttarlo, non solo economicamente: vogliono vederlo ridotto allo stremo, avvilirlo… vogliono rubargli l’anima. Sono i peggiori tra i preti, ma si spacciano per i più puri: sono gli esorcisti, residui stregoneschi della religione, che non hanno nulla di diverso dai più volgari fattucchieri televisivi. Sono solo più organizzati e, per questo, molto più pericolosi. Non c’è alternativa: bisogna eliminarli tutti, uno dopo l’altro. Maine ha rinunciato alla sua stessa vita per dedicarla a questa missione. Ha rinunciato a tutto, tranne che a una cosa: scoprire la verità sulla scomparsa di sua sorella, tanti tanti anni fa...
Paolo Grugni, milanese che ha tra l’altro pubblicato più volte nel Giallo Mondadori, consegna una storia dalle tinte forti che spesso e volentieri si concede all’invettiva. La critica dell’autore non risparmia nessuno: né la politica né la malavita, né il Vaticano con i suoi tanti loschi affari internazionali né i tanti imbonitori televisivi cui apertamente si allude. Critica che alla fin fine ha il suo obiettivo primario non nella religione (qui volutamente dipinta come il male assoluto, in maniera eccessiva - come quando si dice, ad esempio: «Gesù non era mai esistito, era un personaggio fantasy su cui si era costruito un centro di potere e di controllo» - ai fini del dipanarsi del delirio di onnipotenza del protagonista all’interno del gioco narrativo), ma nella credulità. In questo senso la vendetta di Maine incarna il sogno di gran parte dell’umanità. Che ci crediate o no.
P. Grugni, L’Antiesorcista, ed. Novecento, 2015.
(«Pagina3», 30 maggio 2015; «Mangialibri», 24 giugno 2015)
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