Da nessuna parte è scritto che l’Essere debba esaurirsi nel Pensiero o addirittura, secondo la pretesa di certo imbarazzante scientismo, debba “obbedire alle sue leggi”. Eppure, in qualche misura, il Pensiero dice l’Essere: non c’è filosofia, antica o moderna, che non abbia declinato in qualche modo tale convinzione. In questo corso di lezioni - che Heidegger tenne a Marburgo nel semestre invernale 1925-26 - il filosofo si confronta tanto con Aristotele (quello del difficile capitolo Θ 10) quanto con Kant, mettendo al centro del rapporto tra la Verità e l’Essere la temporalità e l’esigenza di oltrepassare - secondo il più puro e fondante intento fenomenologico - lo psicologismo. Questa edizione del 1986 (in Germania era uscita nel ’76) a cura di Walter Biemel - meritevolmente riproposta da Mursia al lettore italiano a trent’anni di distanza, per la traduzione di Ugo Maria Ugazio - si basa su un manoscritto originale di Heidegger, su una trascrizione fatta dal fratello Fritz e su una stesura stenografica dell’allievo Simon Moser. La cura editoriale - oltre all’intrinseco interesse della trattazione - rende questo volume della collana “Biblioteca di filosofia. Testi”, fondata da Luigi Pareyson e diretta da Giuseppe Riconda, una lettura consigliata.
Martin Heidegger, Logica. Il problema della verità, ed. Mursia, 2015, pp. 285, euro 24.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 13 maggio 2015)