lunedì 4 maggio 2015

A. Farinella, Siblings. Essere fratelli di ragazzi con disabilità, ed. Erickson, 2015

“Siblings” è una parola inglese che non ha un equivalente in italiano e vuol dire al contempo sia “fratelli” sia “sorelle”. Da noi, già da un po’, viene usata per indicare i fratelli (e le sorelle) di ragazzi disabili. A ciò ha contribuito l’opera, dal 1997, del “Comitato Siblings - Sorelle e fratelli di persone con disabilità”; ma soprattutto la scoperta recentemente emersa dagli studi specialistici che il trauma per l’arrivo in famiglia di un bambino disabile non grava unicamente sui genitori (né in preponderanza sulla madre, come a lungo si è ritenuto) ma in maniera peculiare e significativa anche sui fratelli. Cosa vuol dire essere siblings? Senso di frustrazione (per non poter giocare insieme), di trascuratezza (perché tutte le attenzioni vengono rivolte a lui)? Sì, ma anche solidarietà e perfino complicità, quando si scopre che l’altro non è solo un peso ma anche, a suo modo e a sua misura, un compagno di vita…
Alessia Farinella, docente di Pedagogia speciale all’Università di Torino, compie in tentativo pionieristico in letteratura di mettere i siblings al centro dell’indagine, non solo come oggetti della stessa, ma come soggetto; ai tradizionali questionari, ovvero alle informazioni indirette ricavate da interviste alla madre, si affianca qui in maniera consistente l’esperienza diretta degli interessati, il tutto ricostruito alla luce delle più aggiornate ricerche del settore. Un volume scientifico dal taglio divulgativo e commovente, che aiuta a toccare con mano, senza retorica, l’unicità e la ricchezza che c’è in ognuno di noi.


A. Farinella, Siblings. Essere fratelli di ragazzi con disabilità, ed. Erickson, 2015.

(«Mangialibri», 4 aprile 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano