La verità rivelata, il Dio fatto uomo, l’evidenza della testimonianza e dell’insegnamento: tutte cose importanti per il cristianesimo. Che però, come religione, trova il suo fulcro altrove: in quel Dio, appunto, dall’abisso insondabile, sempre al di là di qualunque cosa possiamo dirne e pensarne. Un Dio che è misterioso, e lo è infinitamente. Tuttavia, mistero dei misteri, lo stesso Dio coinvolge l’uomo in questa profondità luminosa fino all’abbacinante: non in una com-prensione - ché nessun uomo può abbracciare il mistero di Dio al punto di ricomprenderlo in sé - ma in una partecipazione esistenziale basata sull’esperienza personale e comunitaria di quell’“oltre” cui si dà il nome della divinità…
Il problema del male, la ragione e la fede, la resurrezione di Cristo e il ruolo della libertà: sono solo alcuni dei nodi tematici toccati dall’arcivescovo di Milano - e cardinale, già patriarca di Venezia - in questo volume agile che vorrebbe presentarsi più come un invito che come una trattazione. Intento purtroppo fallito (per questa bella collana - Diálogoi - dell’editore Marcianum Press, che ha visto contributi ben più pregnanti e all’altezza), perché lo stile è troppo dotto per rivolgersi a un pubblico ampio ed è troppo intriso di una retorica da catechismo che - pur teologicamente ineccepibile - risulta all’atto pratico incomprensibile, non solo al neofita: «Al centro della fede sta l’avvenimento salvifico dell’incarnazione del Verbo, che è Parola di Dio vivente e personale. Nel Vangelo di Giovanni si dice che al principio sta il Verbo. Ma “al principio” non solo nel senso che sta “all’inizio”. La Parola sta al principio del nostro discorrere adesso, sta al principio dell’incontrarsi tra gli uomini, perché Dio ci crea nel Verbo, nel Figlio suo, per la potenza dello Spirito, non solo quando all’atto del concepimento ci dona la vita, ma ci “crea” accompagnandoci lungo tutta la nostra esistenza». Peccato.
A. Scola, Capaci di infinito, ed. Marcianum Press, 2015.
(«Mangialibri», 21 aprile 2015)
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