martedì 24 marzo 2015

M. Mazzi, Il furto della verità, ed. Photo Ma.Ma., 2014

1936: un uomo sta cercando di buttarsi il passato alle spalle e di superare il confine italo-svizzero. Operazione rischiosa, ci vuole del fegato. E bisogna mettere in conto qualche conseguenza: uno strappo, qualche ferita, se ti va bene. Un contrabbandiere? Può darsi, anche se il fatto che non abbia carico insospettirebbe più di una guardia. Ma forse non si tratta di un contrabbandiere. E nemmeno di uno che sta cercando di fuggire dal passato: forse è dal futuro che vuole andare via, è un disertore che ha deciso di conquistarsi la neutralità a modo suo… Locarno 2014: qualcuno è appena morto. Ammazzato. Un crocchio di gente si forma rapidamente attorno al cadavere: è quello che guardano tutti, nessuno riesce a notare la bambina che, intanto, conosce l’assassino e lo sta guardando andar via, come se nulla fosse…
La moda dei gialli sospesi tra due (o più) epoche lontane non passa mai, e questo romanzo di Manuela Mazzi conferma che il genere è vivo e vegeto: scritto con una buona proprietà di linguaggio, ci porta nel cuore della Svizzera più “nera” - altro che la noia dei verdi colli - e dei suoi segreti in grado di resistere al tempo (e di continuare a mietere vittime), in un’indagine corale condotta dalle cinque casalinghe più in gamba della federazione. Un po’ didascalica (e celebrativa) la figura della nonna indistruttibile e sorniona, ma complessivamente un lavoro che si fa leggere volentieri. Pubblicato a puntate, in riduzione, per il «Corriere del Ticino», è qui presentato per la prima volta in versione integrale.


M. Mazzi, Il furto della verità, ed. Photo Ma.Ma., 2014.

(«Pagina3», 24 marzo 2015)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano