Italo Saraceno ha fatto la guerra. E non nell’esercito, ché lui certo fascista non avrebbe mai potuto esserlo: è convinto che il bene di tutti venga prima di quello dei singoli, perché ognuno può essere quel che è solo perché vive in mezzo agli altri. Non si tratta solo di avere a cuore le sorti del proletariato; non è solo leggere Gramsci. È sentirsi parte di qualcosa di più grande: la Storia, se si vuole; L’Umanità, se si preferisce. È arrivato a questi discorsi assaporandoli e nutrendosene uno alla volta: la sua stirpe commerciava in caffè, la “Premiata miscela Saraceno”, di un borghese che più borghese non si può. E lui in questo momento - mentre stanno per decidersi le sorti della monarchia e della repubblica italiana, siamo nel giugno del ’46 - quale esponente del Partito Comunista Italiano, si sente perseguitato da due timori: quello di non aver meritato la salvezza nell’inferno del conflitto (perché è rimasto in vita proprio lui, e non uno dei suoi compagni, dei tanti che ha visto morire?), e quello di ricadere nella tentazione del capitalismo…
Questo romanzo ponderoso (oltre seicento fitte pagine) ha l’ambizione di presentare, in maniera si potrebbe dire esaustiva, l’evolversi della famiglia Saraceno, nei suoi tanti componenti, dal dopoguerra ai nostri giorni. Ma non come in un romanzo della Allende, perso nei ricordi, né - come Marquez - tra rivoli ed aneddoti: più come Joyce - minutis minuendis, ça va sans dire - in una specie di flusso di coscienza che non si arresta di fronte a niente e si abbandona indifferentemente alla riflessione politica e a quella metafisica, al dramma e alla boutade, in un turbinio di considerazioni che si ha più di qualche difficoltà a seguire e in cui si anela ai pochi dialoghi (in proporzione) come all’acqua nel deserto. Insomma: quest’opera è scritta con una notevole proprietà di linguaggio e con un’altrettanto notevole chiarezza di idee; però siamo ben lontani dalla narrazione “travolgente” di cui parla la bandella: l’incedere è lento e l’autore non fa nulla per invogliare il lettore ad andare avanti. Segnalato alla XXVII edizione del Premio Calvino.
F.P.M. Di Salvia, La circostanza , ed. Marsilio, 2015.
(«Mangialibri», 26 marzo 2015)
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