È la domanda che, tra le altre, si pone Branko Milanovic, economista della Banca mondiale e docente all’Università del Maryland, nel suo Chi ha e chi non ha. Storie di disuguaglianze (ed. Il Mulino). Che mette in luce - attraverso un’analisi dotta ma non specialistica, raffinata e puntuale ma accessibile a tutti - una fondamentale verità: con tutti i suoi discorsi sull’aumento complessivo del PIL e nient’altro, l’economia si comporta come se avesse a cuore solo le sorti delle sue cifre, e non le sorti degli uomini che da quelle cifre dovrebbero trarre il loro benessere reale. È evidente infatti che una maggiore uguaglianza (peraltro promessa dallo stesso capitalismo che la nega, con il suo slogan ancor oggi sbandierato: “Saremo tutti ricchi!”) sia la condizione necessaria ad ogni sano sviluppo personale e sociale. Milanovic, con grande competenza, esamina la storia della distribuzione nel reddito dall’antichità ai giorni nostri, attraverso le rivoluzioni, i socialismi, le tante storie di organizzazione e sfruttamento che l’umanità ha conosciuto finora. Riuscendo a spiegare alla gente comune le ragioni (e le colpe) dell’economia; e agli economisti (soprattutto agli amici dei politici), parafrasando il Vangelo, che non l’uomo è per l’economia, ma l’economia è (deve essere) per l’uomo.
(«l'Altrapagina», marzo 2015)
