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«Strappato alla censura ecclesiastica, il “quinto vangelo” di Cristo invoca la giustizia sociale e annuncia la rivoluzione»: così recita il sottotitolo di questo volumetto di Fabio Zanello, ricercatore indipendente che - basandosi sulle fonti a disposizione, dai vangeli sinottici a quelli apocrifi, appunto, da quelle coraniche a quelle patristiche - costruisce un ulteriore vangelo in cui spicca l’aspetto sociale e politico del dettato gesuano. Non che l’idea sia intrinsecamente errata o inadeguata; ma si tratta pur sempre di una operazione parziale ed essenzialmente forzata (per la ristrettezza della prospettiva), rispetto a qualcosa di molto più ampio, che tanto per cominciare afferisce a un orizzonte “aldilà” che non può essere esaurito né nella soddisfazione material-politico-sociale del singolo uomo né in quella dell’intera umanità. Come dire: Marx ha detto spesso cose simili a quelle di Gesù, ma non va dimenticato che il suo intendimento filosofico era essenzialmente (e radicalmente) ateo; parimenti, Gesù si è sempre strettamente mantenuto nell’alveo della continuità della tradizione ebraica (tanto per intenderci… quella che istituisce l’uso della proprietà privata), mentre l’idea comunista fondamentale (non solo di Marx, ma di tutti i suoi epigoni rivoluzionari) è quella della tabula rasa. Insomma, che la giustizia stesse a cuore a Gesù è facile da credere; più difficile è pensare che auspicasse la rivoluzione. Si dia dunque a Cesare quel ch’è di Cesare.
F. Zanello (a cura di), Il libretto rosso di Gesù, Redstar Press, 2014.
(«Mangialibri», 27 gennaio 2015)