Diamo dunque per scontata la sua influenza sull’attività consapevole e razionale. Ma c’è di più, come spiega questo volume edito da Moretti e Vitali, dal titolo L’inconscio può pensare?: l’inconscio non è un elemento sotterraneo che si aggiunge all’identità e all’attività “solare” cosciente; è invece una componente distinguibile – ma non separabile – dell’identità di ogni uomo e di ogni donna, proprio come l’essere uomo (ovvero l’essere donna) è una caratteristica che informa tutto l’essere della persona (il desiderio, l’azione… - non solo il pensiero o il linguaggio); proprio come, ancora, nell’uomo la natura animale è costitutiva (e dunque anche qui distinguibile ma non separabile) del suo essere (per cui ogni attività umana conserva un aspetto di animalità; e, similmente, anche l’atto meno nobile è imprescindibilmente umano). Siamo alla frontiera di una riflessione finalmente olistica nella quale i diversi aspetti della psiche non sono più componenti che possono essere smontati più o meno a piacimento, ma dimensioni di quell’unico essere che la persona è. Vi è qui una riflessione articolata in diversi contributi di filosofi e psicanalisti a confronto, coordinati da Chiara Zamboni, docente di Filosofia del Linguaggio e animatrice della comunità filosofica Diotima. Il libro raccoglie gli Atti del seminario dedicato al rapporto tra l’inconscio e il pensiero razionale tenuto nel settembre del 2012 all’Università degli Studi di Verona, interessante nel contenuto e utile nel metodo, in particolare per un aspetto: per mostrare a tanti apprendisti meccanici dalle datate velleità cartesiane che a smontare troppo le cose, quando provi a rimetterle insieme, poi... avanza sempre qualche pezzo.
C. Zamboni (a cura di), L'inconscio può pensare? Tra filosofia e psicoanalisi, ed. Moretti e Vitali, 2013, pp. 125, euro 16.
(«Filosofia e nuovi sentieri», 3 dicembre 2014)
