Goffredo Plastino, esperto di musica popolare, è convinto che l’impatto delle canzoni sulle masse sia sopravvalutata (in quarta di copertina, al centro della pagina bianca, campeggia la seguente affermazione di Frank Zappa, riportata anche all’interno: “Ci sono più canzoni d’amore che su qualunque altro argomento; se le canzoni potessero farti fare qualcosa, allora ci ameremmo tutti”); ed è pur vero che gli U2 furono assolti nell’ambito del processo all’assassino che sosteneva di aver agito dopo l’ascolto della loro “Exit”. Ma è pur vero che l’istigazione alla violenza, ad esempio, funziona, anche se indirettamente e a distanza di tempo. Si può anche dire, con Plastino, che questo fenomeno musicale vada al di là dei meri testi per includere anche il ritmo, la melodia, l’esecuzione; sarebbe eccessivo tuttavia concluderne l’effetto della musica di malavita sul convincimento e comportamento di chi la ascolta sia poco o nullo, o casuale: è noto infatti che questa industria sia strettamente correlata a quella della criminalità organizzata e da essa tragga in gran parte ispirazione ed obiettivi. Sarà pure musica ben fatta. Ma sempre di mafia stiamo parlando.
G. Plastino, Cosa Nostra Social Club. Mafia, malavita e musica in Italia, ed. Il Saggiatore, 2014, pp. 193, euro 16.
(«Il Caffè», 21 novembre 2014)
