mercoledì 12 novembre 2014

E. Cioran, Sulla Francia, ed. Voland, 2014

«Dobbiamo esser riconoscenti alla Francia per aver coltivato il gioco con maestria e ispirazione. Da lei ho appreso a non prendermi sul serio se non al buio e, in pubblico, a prendermi gioco di tutto». Difficile - e pericoloso - generalizzare, ancor di più etichettare uomini, gruppi, nazioni intere. Ma se è vero che i popoli hanno un’anima propria, allora quella della Francia è vicina alla leggerezza: da quella della filosofia (tanto graziosamente affidata alla boutade) a quella più quotidiana e supericiale, “messa con talento nelle cose da niente”. Il proverbiale buon gusto francese - estetico, culinario, ecc. - nasce da qui; e da qui, ancora, nasce il più grande merito (e il più grande peccato) della Francia: la socievolezza…
Il romeno Emil Cioran alle prese con il Paese che lo ha ospitato, e che lui ha fatto proprio (a partire dalla lingua) fino a venir riconosciuto come uno dei più grandi scrittori in francese del Novecento. Alla ricerca di una propria nuova collocazione, e di punti di riferimento in una mentalità tanto diversa da quella natia, Cioran concepisce la Francia come una «società felice», che rifiuta il Mistero e la cui gente è nata per parlare: “da soli si annoierebbero”. Una lettura piacevole e non impegnativa, che pur chiama in causa Novalis e Baudelaire, Shakespeare e Voltaire. Con un nutrito apparato critico, per la cura di Giovanni Rotiroti.


E. Cioran, Sulla Francia, ed. Voland, 2014, pp. 112, euro 13.

(«Mangialibri, 7 novembre 2014; «Pagina3», 12 novembre 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano