La destra politica è stata capace d bruciare entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani: un po’ per l’inettitudine dei suoi rappresentanti, un po’ per l’allontanamento progressivo e inesorabile della destra di governo dal “sociale” (ben saldo invece tanto nella mussoliniana RSI quanto nell’almirantiano MSI), in favore di un avvicinamento a tematiche incongruenti come quella del federalismo (quanto meno problematica per uno schieramento sempre molto affezionato al “nazionale”) e di un liberismo economico senza limiti che avvilisce il popolo (schiacciato dalla crisi e dall’austerity) e mortifica la politica, sempre più deprivata della propria sovranità. Risultato: destra e sinistra si appiattiscono su una finta lotta politica dove - sul modello americano - il partito affezionato al denaro si scontra con quello legato ai soldi. Così nessuno ha più l’obiettivo (e la forza) di riprendere in mano i problemi concreti della gente: al punto che le uniche critiche al sistema egemone del dio mercato le si ascolta dal Papa anziché - come sarebbe legittimo aspettarsi - dai partiti. Dove andremo a fnire?
Luigi Iannone s’interroga sul futuro di una destra che in un certo senso si è suicidata, anche se in ciò ha molto inciso (e continua a farlo) un passato inaccettabile dal quale non riesce ma a svincolarsi del tutto. Bruciata a causa di scelte sbagliate e di alleanze con personaggi discutibili, “parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche”. Una destra di governo che, nel tentativo di “europeizzarsi” secondo modelli d’oltralpe, ha finito per perdere la propria italiana specificità; e che, a forza di annacquare le più tradizionali convinzioni, ha ridotto il proprio ruolo a delle rivendicazioni “standard” come la difesa aprioristica e incondizionata delle forze armate (indifendibili quando ree, ammette l’autore), confinando il prooprio entusiasmo patriottico alle manifestazioni sportive e alle parate militari. Non è vero, in definitiva che destra e sinistra non esistano più; esisterebbero eccome, se solo ci fosse qualcuno in grado di rappresentarle in parlamento. Un pamphlet scritto con una parzialità lucida e onesta, che spazia tra Marx e Jünger, Heidegger e Rousseau, Dante e Leopardi, e che sa sottolineare le ragioni degli altri anche quando si tratti di avversari (come nel caso delle tesi di Diego Fusaro, noto per il suo orientamento spiccatamente marxista).
L. Iannone, Sull’inutilità della destra, ed. Solfanelli, 2014.
(«Pagina3», 25 settembre 2014; «Mangialibri», 7 ottobre 2014)
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