Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Siria: nel 2010 le piazze vanno surriscaldandosi, dal Nord dell’Africa fino al Medio Oriente; nonostante siamo alla fine dell’anno, questi tumulti prendono subito il nome di “primavera araba”, un po’ per il desiderio di cambiamento espresso - reazione a regimi autoritari incapaci di governare con giustizia - un po’ per la giovane età media dei protestanti. È un momento in cui tante dittature tremano; alcune cadono, come in Egitto e in Libia, altre resistono massacrando il proprio popolo, come in Siria (dove il governo non si è fatto scrupolo di utilizzare armi chimiche, perfino contro i civili). Speranza di folle che rischiano la vita per un’istruzione, una politica, un’economia migliori. Per questi ideali muoiono i primi eroi e martiri: è il caso di Mohamed Bouazizi, venditore ambulante ventiseienne, cui la polizia sequestra il carro con tutta la merce; disperato e nell’incapacità di riprendersela, Bouazizi si cosparge di trementina davanti alla prefettura della capitale e si dà fuoco. È l’inizio di tutto. Qualche tempo dopo Piazza 7 novembre a Tunisi diverrà Piazza Mohamed Bouazizi; lo stesso accadrà a una piazza del 14 arrondissement parigino.
Cosa rimane di questo sacrificio e di ciò che ne è seguito? A quattro anni di distanza, il fumetto La primavera araba, di Jean-Pierre Filiu e Cyrille Pomes (pubblicato da Bao Publishing) affronta l’argomento cercando di andare oltre la descrizione e il riassunto, in una rievocazione per vignette dei fatti di quelle piazze: monito a quanti vanno blaterando del nostro come del “migliore dei mondi possibili”, e a una Unione Europea troppo spesso indecisa e assente negli affari che non la riguardano direttamente. La primavera araba è un’opera che, per l’immediatezza del tratto e la semplicità delle didascalie si propone di portare l’impegno civile e sociale anche ai più piccoli.
J.-P. Filiu, C. Pomes, La primavera araba, ed. Bao Publishing, 2013, pp. 103, euro 16.
(«AgoraVox», 27 agosto 2014; «Pagina3», 28 agosto 2014)
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