Solo in Italia l’idea di “dover pagare gente che non lavora” continua a destare scandalo. Solo gli italiani hanno la sorprendente capacità di dimenticare, giorno dopo giorno, che moltissimi di quelli che non stanno lavorando in realtà vorrebbero poterlo fare, e che già lo starebbero facendo, se dipendesse da loro. Gli italiani - sarebbe bello per una volta riuscire a entrare nella loro mente e capire come funziona, se mai di “funzionamento” si possa parlare al riguardo - dimenticano che la gente non lavora non perché non ne abbia voglia, ma perché… c’è la crisi. Ne parlano tutti i giorni, e ogni volta a fine discorso se lo sono già dimenticato.
Giacomo Pisani, nel suo ottimo e conciso Le ragioni del reddito di esistenza universale (ed. Ombre corte) si porta oltre il piano del diritto per mostrare che la discussione sul reddito di cittadinanza è problematica solo quando la si imposti in maniera ideologica; e che invece, appena si esca fuori dalle questioni di principio (ormai datate: il tempo non passa solo per i marxismi, ma anche per i capitalismi, rendendoli obsoleti) la cosa diventa immediatamente non solo possibile ma anche facile e a portata di mano.
Sottolineando che il reddito minimo garantito universale, oggi, è la precondizione di qualunque discorso giuridico sulla cittadinanza.
G. Pisani, Le ragioni del reddito di esistenza universale, ed. Ombre corte, 2014, pp. 91, euro 10.
(«Il Caffè», 11 luglio 2014; «AgoraVox», 28 luglio 2014)
