Ci sono poliziotti che non smettono di lavorare mai, nemmeno a fine turno, quelli che lavorano anche a casa e quelli che il lavoro se lo portano pure in vacanza. Non è il caso dell’ispettore Stucky: lui in vacanza vuole andarci davvero, in Croazia, si è già attrezzato con un sidecar e con lo zio Cyrus. Si parte subito, senza pensarci, né pianificare né prenotare niente: si farà tappa sulla litoranea, lasciandosi alle spalle Treviso e i suoi problemi. Talvolta capita però che sia il lavoro a raggiungerti quando e dove meno te lo aspetti: un uomo si è appena impiccato ed è un italiano, anzi, un veneto. È veramente possibile non farsi coinvolgere?
Tra i dissapori con la polizia croata e i piccoli e grandi vantaggi del lavorare “in proprio”, senza dover relazionare in questura, il protagonista si troverà a venire a capo del delitto al termine di un’indagine che lo condurrà su è giù per la costa adriatica (ovvero il suo “lato B”: quello croato, appunto). Una nuova avventura - forse non la migliore - per l’instancabile ispettore Stucky, già al centro di romanzi come Commesse di Treviso e Finché c’è prosecco c’è speranza.
F. Ervas, Si fa presto a dire Adriatico, ed. Marcos Y Marcos, 2013, pp. 325, euro 17.
(«Pagina3», 14 giugno 2014)
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