martedì 27 maggio 2014

L. Gallesi, C’era una volta l’economia, ed. Bietti, 2012

«Quando gli economisti raccontano favole, del tipo “la crisi è finita” o “la ripresa è già cominciata”, è giunto il momento di rivolgersi alle favole per capire l’economia». Luca Gallesi, autore di C’era una volta l’economia. Oro e lavoro nelle favole dal Mago di Oz a Mary Poppins (ed. Bietti) è chiaro fin dalle prime righe: la saggezza che l’umanità ha accumulato - nelle favole, nei miti, nelle storie che da sempre gli uomini si raccontano a vicenda e si tramandano attraverso le generazioni - e che nell’età della razionalità economica basata su numeri e grafici sembra smarrita… va recuperata. Compito urgente e fondamentale, da portare avanti a cominciare da dove il messaggio è più chiaro e diretto: le favole, appunto.
Non è un caso che le favole - in ogni epoca, non esclusa l’attuale - abbiano sempre stigmatizzato senza appello l’avidità. Da Collodi ad Andersen, fino ai più noti bestseller per ragazzi, questa letteratura trabocca di esortazioni al senso della misura e all’amore per qualcosa che sia meno vile (e meno volatile) del denaro. Come mai l’economia - con la sua compulsione al consumo e alla crescita infinita - sembra poter fare a meno di questo insegnamento? La risposta sta probabilmente nei disastri che genera: dall’ultimo di essi, dopo ben sei anni, non ci siamo ancora ripresi. Non c’è razionalità senza saggezza, ricorda Gallesi; e non c’è saggezza senza la semplicità di quei racconti che - letti la sera ai bambini, seduti accanto al letto - sanno parlare ai grandi.


L. Gallesi, C’era una volta l’economia. Oro e lavoro nelle favole dal Mago di Oz a Mary Poppins, ed. Bietti, 2012, pp. 90, euro 12.

(«Pagina3», 27 maggio 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano