Non servono molte pagine ad Annamaria Manzoni per spiegare la tesi che anima il suo libro Tra cuccioli ci si intende. Bambini e animali (ed. Graphe.it): l’uomo è naturalmente antispecista (cioè è incline, fin dalla nascita, a trattare creature di specie diverse - come appunto gli animali - come affini alla propria, ovvero come esseri meritevoli - pur nella differenza - di un trattamento paritario). Con l’età, l’abitudine a distinguere e a creare gruppi d’appartenenza, la situazione cambia radicalmente e l’uomo, ormai adulto, comincia a discriminare fra i più e i meno meritevoli d’attenzione, di cura (e di vita), secondo quella interpretazione deteriore della Bibbia per cui l’uomo ritiene se stesso padrone di tutto ciò che esiste (e che dà luogo alla deprecabile “gerarchia degli esseri”, di matrice medievale, ma ancora molto in voga nei catechismi).
Trattandosi di una tappa, magari non necessaria, dello sviluppo umano, viene il sospetto che - se pur non si tratta di qualcosa di patologico - si potrebbe magari evitarla: in vista di una “empatia”con il mondo degli animali che possa migliorare la vita di entrambe le specie. Senza particolari pretese di completezza né di profondità, il libro si offre come una semplice prima introduzione all’argomento, non priva di una utile bibliografia minima di riferimento.
A. Manzoni, Tra cuccioli ci si intende. Bambini e animali, ed. Graphe.it, 2014, pp. 31, euro 5.
(«Pagina3», 14 aprile 2014)
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