sabato 1 marzo 2014

Matteo Renzi: l’uomo del cambiamento


Al netto delle questioni terminologiche, capisco che il virus del politichese ha preso anche qualcuno dei miei. Nella politique politicienne il mors tua vita mea è un valore indiscutibile. Per cui se vogliamo farci spazio dobbiamo fregare quello che sta davanti a noi. No, grazie. È uno stile che non mi appartiene. Non è cosa per noi. Io mi ostino a credere che i tempi siano cambiati. Sarà una mia beata ingenuità, ma credo che essere leali non soltanto sia eticamente giusto. Ma sia anche conveniente. Non è solo per amicizia personale verso Enrico Letta che mai accetterei di fare il segretario del PD per avere in mano la vita o la morte del suo governo, ma è anche per una questione di dignità. Qui in ballo non ci sono semplicemente le carriere politiche o le ambizioni - del tutto legittime, s’intende - di singoli esponenti politici. Qui in ballo c’è l’Italia, che è il mio, il nostro Paese. Fare il tifo per l’Italia impone oggi di fare il tifo per Letta. Colgo al volo l’occasione della pausa caffè con tre o quattro dei miei ragazzi più scettici e, mentre attraversiamo piazza della Signoria scansando i turisti, domando retoricamente: “Perché facciamo politica, ragazzi? Per gratificare il nostro ego, o per cambiare il nostro Paese?” Bene. Noi non stiamo cercando di prendere il potere a tutti i costi, per cui va bene tutto purché ci diano l’agognata seggiola. Noi stiamo cercando di cambiare l’Italia. E se adesso il governo è nelle mani di Letta, facciamo il tifo per lui e diamogli una mano.
(M. Renzi, Oltre la rottamazione, ed. Mondadori, p. 28. Grazie a Wil).

(«Il Caffè», 28 febbraio 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano