Su questo sfondo si dipana una storia di sparizioni di bambini - che sembrano impossibili sul piano teorico, in un ambiente circoscritto e claustrofobico come quello insulare - ma che sconvolgono la vita della cittadina artica di Longyearbyen; accanto a rivoli di narrazione che ritraggono la noia, la solitudine, il desiderio lancinante di emergere dall’indistinto e anonimo quotidiano, anche a prezzo di azioni rischiose come spaventare gli orsi bianchi o contrabbandare carne di renna.
La scrittrice - nonché matematica, fisica e glaciologa - norvegese si cimenta qui con una duplice ambizione: quella di fondere la paura sociale con quella di una natura dalla forza incontrollabile e forse vendicativa, da un lato; dall’altro, quella di offrire un noir dal quale il crimine possa emergere non come follia (ovvero, per dirla appunto con la matematica cara all’autrice, com una singolarità nel grafico di una realtà altrimenti razionale), bensì come conseguenza perfettamente comprensibile di comportamenti e scelte del passato. Duplice ambizione di cui fa in parte le spese il ritmo investigativo, che trova comunque compensazione in un’atmosfera avvolgente e surreale che sa fare del paesaggio un ulteriore protagonista. Pubblicato con il contributo finanziario di NORLA (Centro per la letteratura norvegese all’estero), nella suggestiva collana “Ombre” dell’editore Iperborea.
Monica Kristensen, La leggenda del sesto uomo, ed. Iperborea, 2013, pp. 280, euro 16.
(«Pagina3», 8 febbraio 2014; «Mangialibri», 3 aprile 2015)
