domenica 16 febbraio 2014

Come si diventa nazisti

«Le file della NSDAP erano piene di giovani. Quella gente seria che ne entrava a far parte lo faceva perché voleva la giustizia sociale, o perché s’opponeva alla disoccupazione. I nazisti suscitavano una sensazione di instancabile energia. Si veniva trascinati dal senso di forza che circondava il partito, anche se in esso c’erano molte cose assai discutibili».
W.S. Allen, Come si diventa nazisti, ed. Einaudi, 1968-1995, p. 27

Come riuscirono i nazisti di Thalburg ad attirare sulla propria formazione il voto di gran parte della borghesia locale, e di una quota non indifferente della classe lavoratrice? Per comprenderlo, bisogna per intanto comprendere qual era la situazione in cui gli attori principali decidevano le loro mosse. Già sul finire degli anni Venti la depressione economica aveva cominciato a colpire duramente il comune di Thalburg. I piccoli commercianti lamentavano la caduta dei consumi; parecchi negozi noti chiusero i battenti. Un senso di insicurezza crescente per il futuro di sé e dei propri figli pesava su gran parte della popolazione. Il tutto si era trasformato da anni in un diffuso discredito della classe politica, giudicata incapace di trovare soluzioni decenti all’una come all’altra questione. A Thalburg, episodi veri o presunti di corruzione di alcuni uomini politici contribuirono a convertire il discredito in sospetto e disprezzo per i politici democratici in genere: il meritato discredito di una classe politica malamente invecchiata al potere si trasmuta in un insensato discredito della politica in sé.
Non fu alcuna forza esterna, né alcun preliminare colpo di stato, a consegnare Thalburg, la cittadina dell’Hannover, così come l’intera Germania, al nazismo. Fu, insieme con le inadeguatezze e gli errori della classe dirigente, la libera volontà degli elettori. Il colpo di stato, la rivoluzione che trasformò la democrazia di Weimar in una dittatura, avvennero soltanto dopo che gli elettori ebbero spianato loro la strada. E ciò non accadde solo per incapacità organizzativa, bensì anche per deficit cognitivo. Quando la minaccia venne finalmente percepita, un’ascesa che sarebbe stata del tutto resistibile se fosse stata contrastata in tempo era diventata un incontenibile trionfo.
Questo libro non dice affatto che ciò che è stato è sul punto di ripetersi tal quale. Piuttosto esprime qualcosa che per un verso è perfino più inquietante: cioè che la distruzione di una comunità politica, la fine della democrazia, è sempre possibile. Oggi come allora, gli avversari della democrazia circolano numerosi fra noi.
(W.S. Allen, Come si diventa nazisti. Storia di una piccola città 1930-1935, ed. Einaudi, 1968-1995, a cura di Luciano Gallino, parafrasi delle pp. IX-XIII).

(«Il Caffè», 14 febbraio 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano