mercoledì 11 dicembre 2013

A. Canevaro, Scuola inclusiva e mondo più giusto, ed. Erickson, 2013

«Dobbiamo fare i conti con il fatto, decisivo, che l'apprendimento è nella pluralità. E che l'autonomia di un soggetto non è fare da solo, ma avere la padronanza delle proprie dipendenze. Questo significa che l'incontro con la diversità favorisce l'apprendimento, e che la sottrazione alla verità dell'incontro con l'altro, diverso, costituisce un sabotaggio».


Per una volta, l'integrazione scolastica non viene presentata come un fastidioso ma ineludibile dovere di accogliere l'"altro", lo "svantaggiato", da parte di chi non ne avrebbe bisogno, bensì come un'opportunità di arricchimento realmente reciproco e anzi come l'unico sistema davvero efficace per far fronte alle sfide pedagogiche, didattiche e umane del terzo millennio. Tra Bauman e don Milani, Ivan Illich e Hannah Arendt, Scuola inclusiva e mondo più giusto, di Andrea Canevaro (ed. Erickson) ci spiega che aspirare al passaggio dalla mera integrazione scolastica (limitata nello spazio e nel tempo al contesto della classe di assegnazione) alla più ampia e fruttuosa "inclusione" dei soggetti è possibile e alla portata di una società e di un sistema scolastico come quelli italiani. Con un'intervista esclusiva all'autore di Dario Ianes.


Andrea Canevaro, Scuola inclusiva e mondo più giusto, ed. Erickson, 2013, pp. 215, euro 18,50.

(«Pagina3», 11 dicembre 2013)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano