L’egittologa e l’esoterista - continua l’autore - non hanno la stessa possibilità di spiegare l’esistenza delle piramidi: e non perché esista un pregiudizio favorevole alla scienza (secondo il quale la scienza sarebbe sempre, per definizione, migliore di qualunque altra forma di sapere - forma deteriore di ideologia scientista che abbiamo tante volte criticato su questo giornale) bensì perché, nell’ambito che le è proprio - quello cioè dell’analisi materiale quantitativa, sottoposta a verifica con ripetizione - la scienza è oggi la più alta forma di sapere di cui l’uomo disponga. “Se torno dal morto - recita un detto delle nostre parti - non dirmi che è vivo”: il parere di chi sa è innegabilmente superiore a quello di chi ignora. Hai voglia a relativizzare, contestualizzare e via discorrendo. Pretendere che tutte le opinioni posseggano pari dignità per il solo fatto di essere tutte ugualmente esprimibili, è ridicolo ancor prima che pernicioso.
Insomma, “la mia ignoranza non vale quanto il tuo sapere” conclude Attivissimo citando Asimov, e ha ragione. Se ogni volta che ci si rompe la macchina ci affidiamo al meccanico invece che al salumiere, un motivo ci sarà. Ora, se tutto ciò riesce ad apparirci familiare e magari scontato, non lo è tuttavia il reciproco, che parimenti crediamo andrebbe affermato: se è vero che la scienza nel suo campo è la migliore… è pur vero che al di fuori del suo campo la sua opinione è pari alle altre, e inferiore a quelle qualificate. Che i ciarlatani, gli inesperti, gli opinionisti e i chiacchieroni la smettano di passarsi per fini pensatori, certo; ma, allo stesso modo, che la scienza la pianti di volerci insegnare a vivere ogni minimo dettaglio della nostra vita, dalla più bassa pubblicità in cui tizi in camice bianco si mettono a consigliarci il miglior yogurt sul mercato, sventolando i dati delle loro prove di laboratorio, alla più sofisticata teoria neuroscientifica che pretenda di spiegarci che il libero arbitrio è un’illusione o che - quando doniamo evangelicamente al povero la metà del nostro mantello - lo facciamo in realtà solo a causa delle azioni meccaniche del nostro cervello.
Buona parte della convinzione che chiunque possa esprimersi con profitto su qualunque cosa - che criticavamo in apertura - deriva proprio dall’atteggiamento della scienza, che ci ha abituati a sentire la sua campana su questo mondo e quell’altro. Se più scienziati praticassero maggiormente l’umiltà scientifica che vanno predicando (e di cui giustamente vanno fieri), meno imbonitori si sentirebbero in diritto di sparare la loro a ogni piè sospinto (e a meno tragedie andremmo incontro: del prezzo dell’errata comunicazione scientifica alla gente abbiamo già parlato il 16 novembre del 2012: “Le colpe della scienza”, a proposito della tragedia de L’Aquila). Con gran sollievo del dibattito pubblico… e delle nostre orecchie.
(«Il Caffè», 29 novembre 2013)
