Il solito caso di abuso del proprio strapotere da parte di aziende multimiliardarie ai danni di cittadini inermi? Certo, ma non solo. Stavolta, a dirla tutta, mi sento proprio di stare dalla parte del giudice. Perché la verità è che Bowman non ha subito un abuso; anzi, ne ha commesso uno. Non siamo infatti di fronte a una multinazionale che espropria la terra ai contadini che ci vivono da dieci generazioni; siamo di fronte a un imprenditore che è andato spontaneamente a firmare un contratto (senza che vi fosse alcun bisogno di fare ciò) e poi ne ha violato le condizioni.
Bowman infatti non era costretto a comprare i semi della Monsanto, per il semplice motivo che i semi geneticamente modificati (cosiddetti OGM)... non servono a niente. I semi prodotti dalla natura (quelli della soia, nella fattispecie) sono perfettamente adatti alla coltivazione. L’unico motivo per cui certi contadini decidono di acquistare OGM è che questi garantiscono una produzione maggiore.
La scelta degli OGM consegna gli agricoltori nelle mani delle multinazionali. Meglio il profitto, o la libertà?
Chiaro? Non sono migliori per la salute (anzi, non siamo ancora ben consapevoli dei rischi che possono comportare), non sono più buoni, sono semplicemente di più. Resistono meglio agli erbicidi o ai parassiti, quindi garantiscono raccolti più abbondanti. Tutto qui. È la logica del cancro - malattia simbolo della nostra epoca - cioè la logica della produzione illimitata, che si estende a tutti i livelli e a tutti gli ambiti: dalla produzione al profitto, con le conseguenze che conosciamo.
Alla fine mi dispiace per il signor Bowman, che ha imparato a proprie spese il valore della libertà: era un uomo libero e ha voluto legarsi mani e piedi a una multinazionale. Quanti anni di produzione “aumentata” gli ci vorranno per ammortizzare la spesa impostagli dal giudice? Ognuno fa i suoi conti come preferisce. Colgo solo l’occasione per segnalare che a Santa Maria Capua Vetere si è aperto, il 7 luglio dell’anno scorso, uno stabilimento della Coop: a giorni festeggeranno il primo compleanno. Non lo scrivo per sponsorizzare il marchio: non intendo dire che la Coop sia commercialmente o addirittura moralmente superiore ad altri marchi. Lo scrivo per evidenziare che la Coop ha fatto da sempre la scelta di dire no agli OGM, su tutti i suoi prodotti. Può piacere o non piacere, ma è una cosa che fa la differenza.
(«Il Caffè», 28 giugno 2013)
