Esistono nel cristianesimo almeno due modelli di riferimento, due modi di intendere e di vivere la vita cristiana: il primo è quello che si richiama al messaggio evangelico, il secondo è quello che si è affermato storicamente nelle società cristiane, il quale - a partire dall’interpretazione di quello stesso messaggio - ha dato luogo nel tempo a una proposta molto lontana da quella di partenza.
Talora perfino inconciliabile, secondo Antonio Thellung, autore del libro I due cristianesimi (ed. La Meridiana). La differenza tra queste due proposte crea un’ambiguità nello stesso utilizzo del termine “cristianesimo” che andrebbe portata alla luce e chiarita nei dettagli: senza tagli concettuali fatti con l’accetta; e senza essere frettolosi nel separare i “buoni” dai “cattivi”. Thellung affronta vari temi sui quali i “due cristianesimi” risultano inconciliabili: l’uso della violenza (spinto fino alla giustificazione della guerra); l’amore senza secondi fini (per il gusto di amare, non per la promessa di ricompense “successive”); il legalismo in teologia morale; la storia del cristianesimo nei suoi esempi rappresentativi (come quello di San Bernardo che incitava allo sterminio degli infedeli). In ultima istanza, scrive l’autore, la più irriducibile delle differenze è quella tra l’aspetto “singolare” del messaggio di Gesù (che si rivolge alle coscienze) e quello “collettivo” delle istituzioni cristiane (che si rivolgono sempre “a tutti”).
Un libro accessibile a tutti, per il taglio divulgativo scelto e per la chiarezza dell’esposizione. Rivolto a tutti quelli che abbiano voglia di scoprire quanto il cristianesimo sia «un intreccio indissolubile di utopia e realismo».
Antonio Thellung, I due cristianesimi, ed. la Meridiana, 2012, pp. 155, euro 16.
(«l'Altrapagina», maggio 2013)
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