lunedì 20 maggio 2013

La ricchezza di pochi avvantaggia tutti? Falso!

Nulla è più detestabile e vile del male inflitto a un uomo inconsapevole, con il pretesto di star facendolo per il suo bene. Il filosofo francese Maurice Bellet utilizza per questo tipo di azione un termine tecnico: “perversione”. La perversione è in atto quando si opera il male, travestendolo da bene.
Zygmunt Bauman, sociologo polacco di fama mondiale del quale ci siamo spesso occupati, smaschera una di queste perversioni, molto à la page di questi tempi: quella per la quale “la ricchezza di pochi avvantaggia tutti”, dissezionata e stigmatizzata nel suo ultimo libro (La ricchezza di pochi avvantaggia tutti? Falso!, edito da Laterza). Questa affermazione - propagandata da tanti giornalisti ed economisti al soldo della finanza - è per Bauman semplicemente falsa. E non per un astruso ragionamento per addetti ai lavori, né in virtù di qualche statistica di minoranza: basta osservare che l’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha calcolato che 3 miliardi di persone vivono oggi sotto il livello della povertà, la cui soglia è fissata in 2 dollari al giorno. Un dato così enorme nella sua evidenza che a momenti se ne resta schiacciati: nel terzo millennio della “prosperità globale”, mezza umanità è povera. Solo gli struzzi non se ne rendono conto.

Nel terzo millennio della prosperità globale vi sono al mondo 3 miliardi di poveri

D’altro canto, basta guardare alla disuguaglianza crescente fra poveri e ricchi: i poveri diventano sempre più poveri, nello stesso momento in cui i ricchi diventano sempre più ricchi. Non dovrebbe essere il contrario? O, quanto meno: non dovremmo star diventando tutti ricchissimi? Secondo lo slogan d’apertura, sì; ma pare che la realtà sia ben diversa. Bauman conclude, commentando le tesi di economia oggi più al centro del dibattito, che «la lezione centrale degli ultimi trent’anni è che un modello economico che permette ai membri più ricchi della società di accumulare una porzione sempre più grande della torta, alla fine si autodistruggerà».
Per un verso si potrebbe gioirne; per l’altro, c’è da temere che la deflagrazione possa essere talmente vasta da colpire tutti. Resta la prospettiva mediana: prendere consapevolezza della falsità su cui l’intero sistema si edifica e adoperarsi insieme per venirne fuori. Un compito difficile e faticoso, pieno di ostacoli e di reazioni. Ma anche, con ogni probabilità, l’unica ragionevole speranza che rimane.

(«Il Caffè», 17 maggio 2013)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano