Capitolo 1: “Internet ed io”. Secondo un celebre Internettologo - si chiamano così, in accordo con lo spirito dei tempi, gli esperti delle dinamiche di internet - l’intero web 2.0 si potrebbe riassumere nella formula: “perché non hanno chiesto il mio parere?”. In effetti da quando gli utenti hanno la possibilità di partecipare attivamente alla produzione dei contenuti online e soprattutto da quando i social network hanno cominciato a interessarsi ossessivamente di cosa ciascuno di noi stia pensando in ogni momento, esprimere la propria opinione sembra essere diventato una specie di diritto acquisito.
Ora: se ciascuno si limitasse a parlare di cose di cui ha un minimo di cognizione e se badasse alla rilevanza e magari all'originalità di ciò che sta per dire prima di dirlo, be’, non ci sarebbe nessun problema (o quasi). Ma siccome il ritornello è quello dei tanti reality nei quali sentiamo chiunque rispondere alle critiche con un piatto e sempre identico “io dico quello che penso”, senza far caso al fatto che ciò che viene così pensato e detto sia quasi sempre stupido fino all’imbarazzante, va a finire che il mondo diventa un posto in cui ognuno dice la sua (anzi, lo pretende) e non ci si capisce più niente.
In internet tutti vengono indotti e legittimati a esprimere opinioni. Il problema è quando si va oltre la rete
Capitolo 2: “I grillini, politici del web”. Abbiamo visto tutti le esilaranti caricature di Crozza: “ciao, sono Mauro, ho un bar e vorrei occuparmi di politica economica”. Così come abbiamo sentito don Gallo tuonare verso quella grillina apologa del fascismo: “che vada a studiarsi la storia, o si dimetta”. Insomma: ridiamo e ci lamentiamo dell'incompetenza, dell'impreparazione, della mancanza di formazione e di esperienza politica di questa gente. Perché ci colpisce tanto? Il Parlamento è sempre stato pieno di ignoranti. Certo, in parte il fatto è che ora li vediamo tutti insieme, contemporaneamente, in un unico partito e la cosa impressiona oggettivamente di più del vedere casi singoli per quanto eclatanti (di cui YouTube pure abbonda). Ma forse è un'altro il vero motivo: i tanti cafoni del passato si nascondevano e si rideva un po’ anche del loro impaccio; questi invece sono fieri e menano vanto del loro essere “senza radici”. Ripeto qui quello che ho detto lo scorso 22 febbraio: non giudico Grillo né il M5S, spero anzi che facciano il meglio possibile per questo Paese. Dico solo: abituiamoci. Abituiamoci - ben più di quanto non lo siamo già - ai commenti non richiesti, alla pretesa di dire la propria - di qualunque cosa si stia parlando e senza nessun titolo specifico per farlo - alle dichiarazioni affrettate e a ciel sereno, alla tuttologia. Perché questo è il web-style, lo stile di quelli che formano la loro coscienza politica e la loro visione del mondo su siti, chat e forum. Basta, dunque, stupirci, facciamocene una ragione: è così e continuerà ad essere così. Questa è la democrazia, cioè quell’arte - come è stato detto - delle persone incompetenti di parlare di ciò che le riguarda. Oggi più vero che mai.
(«Il Caffè», 15 marzo 2013)