domenica 9 dicembre 2012

Dura Lex

Dura lex sed lex: la legge è dura ma va sì rispettata, potremmo dire parafrasando Totò. La legge è per noi un limite, ma un limite salutare e sacrosanto che permette di stabilire un ordine nella nostra convivenza, rendendola civile piuttosto che caotica. Ecco perché la rispettiamo, anche talvolta malvolentieri, perché sappiamo che senza di essa staremmo tutti peggio.

Il rispetto per la legge è dunque qualcosa che nasce prima della legge, nel bisogno che noi ne abbiamo e - a stretto rigore - indipendente dal contenuto della stessa. Una legge potrebbe chiederci di passeggiare a giorni alterni su un piede solo, e noi saremmo tenuti a rispettarla: perché mettere in discussione il principio del rispetto della legge sarebbe per noi molto più pericoloso dell’ossequio tributato a una norma palesemente stupida.
D’altro canto, una legge evidentemente assurda si configura come una vera e propria istigazione a delinquere. Perché la legge è legge, lo dicevamo prima, ma non di meno è dura; ciò che aiuta a sopportarne il peso è non solo il rispetto fin qui discusso, ma anche la sua più o meno manifesta utilità (e ragionevolezza). Accettiamo senza troppo malcontento di fare un giro in auto più lungo se questo serve ad agevolare complessivamente la viabilità. Ma immaginiamo il divieto di accedere a una strada brevissima e perfettamente percorribile, che ci costringa a una deviazione di chilometri: diventeremmo furiosi, la tentazione di trasgredire ci assalirebbe, mille invettive e altrettante giustificazioni affiorerebbero alla nostra mente; forse rischieremmo volentieri una multa. In nessun caso saremmo giustificati nel commettere un reato, certo; ma, insomma, la sensazione la conosciamo bene tutti.
Ebbene. C’è un semaforo, a Caserta, all’uscita della tangenziale di Centurano, direzione Centro. Che apparentemente dovrebbe regolare il traffico proveniente da Maddaloni, ma in realtà costringe a lunghe noiose e soprattutto inutili attese: perché non solo il traffico da sinistra è discontinuo e rado, ma soprattutto perché basterebbe - al posto del semaforo - un segnale di STOP, proprio come c’era prima. Ci rifletto ogni volta che ci passo. È assurdo, privo di giustificazione e pernicioso (spesso le code arrivano fin sulla tangenziale).
Siamo abituati a sopportare la corruzione, la collusione, l’inettitudine. Ma all’assurdità non riusciamo ad abituarci. Domanda agli Amministratori del Comune di Caserta: vogliamo far risparmiare qualcosa ai cittadini, sradicando materialmente quel semaforo insulso?

(«Il Caffè», 7 dicembre 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano