Da sempre, ben prima che Galileo fondasse la scienza moderna, l'umanità si è rivolta alla comprensione di "tutto ciò che è". Oggi, nell'epoca della fisica quantistica e relativistica, siamo soliti chiamare quest'impresa "cosmologia"; il "tutto", lo chiamiamo "universo".
Ma che cos'è questo universo? Quanto ne sappiamo? A ben vedere, spiega John Barrow, nel suo ultimo Il libro degli universi (ed. Mondadori), non possiamo parlare dell'universo, ma degli universi; perché, a dispetto dell'intento iniziale (quello di ridurre tutta la conoscenza "a uno", l'unica vera comprensione della realtà), la fisica contemporanea ci porta a scoprire la possibilità di innumerevoli universi differenti. Infatti, tra tutti quelli compatibili con la fisica attualmente nota ce ne sono di quelli che si contraggono, ma anche di quelli che si espandono; di quelli regolari e omogenei, ma anche di quelli caotici e diversamente densi.
"Com'è possibile?" si chiede subito il senso comune, forgiato nell'idea che solo gli errori possano essere innumerevoli ma che la verità debba essere unica. È possibile, risponde Barrow, in primo luogo perché la conoscenza attuale della fisica è - per quanto avanzata - limitata; in secondo luogo perché l'esplorazione degli universi possibili non avviene più - come fino al XIX secolo - in maniera estemporanea, ma sulla base di quelle equazioni di Einstein che permettono di prevedere tutti gli universi possibili (come mai allora non li conosciamo già tutti? Tanto per cominciare, perché le equazioni sono complicatissime). Ma il motivo ulteriore e fondamentale è che la fisica - come tutte le visioni del mondo - non ci dice affatto quell'"unica verità vera" cui l'intelletto anela, ma elabora modelli della realtà compatibili con l'osservazione. Perché, in definitiva, quella "verità unica", svincolata da ogni teoria, non esiste affatto (né potrebbe; ma qui il discorso si allungherebbe troppo) e noi ci sforziamo dunque non di conoscere l'unico vero, ma di escludere l'impossibile dalla nostra conoscenza della realtà.
Barrow, ottimo divulgatore, nel quale la competenza e l'umiltà vanno a braccetto come in tutti i grandi uomini di scienza, ci ricorda insomma che la fisica conosce ancora poco delle cose (e che non bisogna illudersi di poter essere giunti al tutto; le stesse equazioni di Einstein, cui accennavamo, non sono certo le ultime con cui ci ritroveremo ad avere a che fare - non vi può essere inscritta quindi nessuna pretesa di esaustività), e che tuttavia quel poco è moltissimo, perché la cosmologia moderna rimane una delle più affascinanti, pionieristiche e possenti imprese della mente umana.
Il libro degli universi va consigliato a tutti quelli che non riescono a fare a meno di guardarsi attorno con curiosità. Anche se certi argomenti sono di non immediata comprensibilità (colpa della difficoltà della materia, non dell'esposizione) il volume è corredato da un foltissimo apparato di illustrazioni che guidano e semplificano la lettura.
J.D. Barrow, Il libro degli universi. Guida completa agli universi possibili, ed. Mondadori, 2011, pp. 360, euro 20.
(«Pagina3», 10 ottobre 2012)
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