giovedì 1 dicembre 2011
S. Califano, Storia della chimica, vol. II, ed. Bollati Boringhieri, 2011
La Storia della chimica di Salvatore Califano è un’opera impressionante. Cominciare in modo diverso una recensione del secondo (ed ultimo) volume di questo libro, “Dalla chimica fisica alle molecole della vita” (il primo volume va invece “Dall’alchimia alla chimica del XIX secolo”), significherebbe mettere a tacere la prima impressione, appunto, che se ne riceve: quella di trovarsi di fronte a un lavoro monumentale, “destinato a restare come un classico” (come ha scritto Paolo Rossi sul «Sole 24 Ore»). Un volume di 600 pagine, di cui 90 per la sola Bibliografia, con un sommario che va dalle questioni più teoriche e avvincenti (come la chimica quantistica, la radioattività, l'entropia) a quelle più direttamente pratiche e visibili, come l'industria chimica e farmaceutica.
Studio condotto sull’onda di un amore incontenibile, dal fascino che Califano subisce dalla sua disciplina e che non può non comunicare: «questo libro vuole essere il racconto delle grandi conquiste tecnologiche del genere umano, della liberazione dell’umanità dalla fame, dalle malattie, dalla povertà e dal dolore» (dalla Premessa al primo volume). L’intenzione esplicita è dunque di andare oltre la mera elencazione cronologica di nomi e idee (pur esposta con abbondanza di dettagli), mostrando l’intreccio tra la passione dei chimici per la filosofia naturale e le ricadute tecnologiche, economiche, sociali delle singole scoperte o di intere correnti di pensiero.
Il desiderio di raccontare le vicende di un’impresa nobile e fruttuosa, quella della chimica moderna. Ma anche la volontà di rivalsa nei confronti di discipline sorelle - in primo luogo la fisica - cui il grande pubblico per qualche motivo tributa un’attenzione e un riconoscimento maggiori. Un difetto di prospettiva che Califano imputa, tra l’altro, al cinema e alla TV, per i quali la chimica è sovente sinonimo di laboratori polverosi ed antri alchemici (un’atmosfera, insomma, da dr. Jekyll e mr. Hide); cioè qualcosa d’altri tempi, che poco ha a che vedere con il progresso e gli splendori della scienza del terzo millennio. Anche per questo ci tiene a sottolineare la convinzione «che la chimica sia parte fondamentale della cultura generale e che, più di ogni altra branca della scienza, abbia avuto un impatto decisivo sulle società moderne».
Tutt’altro che un sapere confinato tra i propri reagenti e alambicchi, o addirittura una semplice tecnica, la chimica si presenta in quest’opera come un tassello irrinunciabile della conoscenza umana, soprattutto per quanto riguarda la struttura fondamentale della materia. Di più, per la sua «natura complessa e articolata, la chimica rappresenta oggi il ponte naturale di collegamento tra discipline molto diverse fra di loro, quali la fisica, la biologia molecolare, la biologia, la mineralogia e perfino l’astrofisica». Non c’è dubbio che l’autore, docente emerito di chimica fisica all’Università di Firenze e fondatore del LENS (Laboratorio Europeo di Spettroscopia non lineare), conosca da vicino e in profondità le cose di cui sta parlando. Ma la sua trattazione agile e piana rende conto di ogni affermazione con esaustività, e sa farsi comprendere anche dal non addetto ai lavori, rendendo familiare e interessante l’incontro con i ricercatori di tutte le epoche e con le loro vicende personali e intellettuali. Un’operazione editoriale importante e necessaria, offerta oggi da Bollati Boringhieri nella collana “Nuova Cultura”.
S. Califano, Storia della chimica, vol. II, Bollati Boringhieri, 2011, pp. 60, euro 50.
(«Pagina3», 1 dicembre 2011)
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