martedì 18 ottobre 2011

Achille Rossi su Le cose si toccano

Nei mesi successivi alla morte di Panikkar sono usciti diversi saggi su questa atipica figura di pensatore, che hanno tentato di descriverne sia lo spessore umano che la trama concettuale. Quello di Paolo Calabrò Le cose si toccano (Edizioni Diabasis 2011) ha una originalità particolare, perché cerca di andare al cuore del pensiero di Panikkar, e di mostrare come esso sia non solo compatibile con le scienze moderne, ma possa addirittura fecondarle. Obiettivo ambizioso perché richiede una bella padronanza della sintesi panikkariana e una frequentazione intellettuale del mondo scientifico, due qualità non facili da acquisire per un ricercatore giovane come Paolo Calabrò. Lo ricordo, ancora laureando, discutere animatamente con Panikkar nella piazza della nostra città dopo il convegno su “Pensare la scienza” nel settembre 2003. Il dialogo intellettuale con Panikkar è proseguito intenso nell’arco di quasi un decennio e ha prodotto un testo significativo, che si fa apprezzare per la chiarezza dell’esposizione e per l’abbondanza dei riferimenti bibliografici e delle note esplicative.

L’opera, che appare in un semplice formato tascabile, è divisa in due parti. La prima presenta l’intuizione panikkariana della interrelazione Dio-uomo-mondo, le nozioni di mito e simbolo, il significato del pluralismo e si chiude con un capitolo in cui l’autore mostra come Panikkar non condanni né rifiuti la scienza moderna, ma ne respinga l’assolutizzazione, e cerchi piuttosto di integrarla in una sintesi più ampia. Calabrò reinterpreta alcune espressioni panikkariane che potrebbero apparire scioccanti per la mentalità contemporanea, come gli epiteti di “perversa” e di “diabolica” affibbiati alla scienza moderna, e fa vedere che si riferiscono all’aspetto culturale della scienza, al suo influsso sul linguaggio, e non al suo metodo e al suo valore cognitivo.
La seconda parte del libro, più impegnativa, affronta l’universalità e l’oggettività della scienza, la libertà della vita e della materia, l’inesistenza della cosa in sé. Nella realtà tutto è connesso con tutto e «non è possibile recidere i legami di una cosa con il resto della realtà senza alterare sia la realtà che la cosa stessa». In questo senso le cose si toccano, sostiene Calabrò parafrasando Panikkar. Il libro, che mette a confronto la metafisica di Panikkar con il linguaggio e le teorie degli scienziati, specialmente i cultori di fisica, ha l’indubbio merito di introdurre il pensiero di Panikkar in un campo che il filosofo avrebbe senz’altro apprezzato, lui che stimava gli scienziati come “gli uomini più intelligenti e sensibili del nostro tempo”.
Si avverte che l’autore ha intrapreso un dialogo intenso e fecondo con la scienza contemporanea e questo è senz’altro un titolo di merito. Vorremmo augurargli di proseguirlo fino a superare la fase esplicativa e giungere alla conquista di una prospettiva ancora più personale sulla scienza e sulla prassi scientifica. Infatti l’autore, nonostante la giovane età dimostra di avere i numeri e le capacità per un lavoro di più ampio respiro. Prolungare Panikkar è l’impegno entusiasmante che gli amici che l’hanno conosciuto potrebbero, da soli o comunitariamente, coltivare.

(«l'Altrapagina», ottobre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano