giovedì 11 agosto 2011

L. e S. Hawking, La chiave segreta per l'universo, ed. A. Mondadori, 2011

In vacanza al mare sulla costa degli Etruschi, sono costretto al riposo da una distorsione. Il giornalaio all'angolo (più lontano non posso arrivare) mi costringe a scegliere tra uno dei tanti Camilleri, il solito Assassinio sull'Orient-express (avete idea di quante edizioni e ristampe ce ne siano in Italia?) e l'ultimo di Stephen Hawking, il fisico noto ai molti più per l'icona televisiva in carrozzella che per i risultati teorici, dal titolo La chiave segreta per l'universo (ed. Mondadori, nella collana "I Grandi"-2007, poi negli "Oscar bestsellers"-2009, ristampa 2011). Cedo all’aut-aut e prendo quest'ultimo.
Che, scopro poi avanzando nella lettura, di grande ha purtroppo solo il nome (e non a caso: la quarta di copertina titola infatti "il primo romanzo per ragazzi del grande scienziato", ma in realtà è scritto a quattro mani con la figlia Lucy, la sola a firmare i ringraziamenti conclusivi - l'ultimo è proprio per il padre il quale, con ogni probabilità, non ha partecipato alla stesura con più del suo assenso paterno).
Ma veniamo alla storia: un bambino
vive a casa sua con dei genitori che non amano la scienza e la tecnologia, e la sua vita viene sconvolta dall'arrivo del nuovo vicino - appassionato di scienza - nella casa di fronte, disabitata da anni. Un classico. Del resto, non si tratta che di un espediente per conseguire il vero obiettivo del libro, la divulgazione scientifica (allo scopo, la narrazione è continuamente intercalata da un'abbondante parte didattica che riassume le caratteristiche dei corpi celesti, concetti ed esperimenti salienti). Tuttavia ben presto ci si imbatte nella domanda: si fa della divulgazione scientifica, serena e imparziale (l'imparzialità è il primo attributo della scienza), o piuttosto un'esaltazione della scienza? C'è davvero bisogno - certo, un libro per ragazzi richiede un po' di pennellate a china - di presentare Eric, il personaggio dello scienziato, come simpatico, saggio, aperto, a modo e al contempo i genitori del protagonista come insensati, ingenui, gretti, noiosi?
Credete che esageri? Qualche esempio. I genitori di George sono vegetariani. La mamma di George, quando cucina, "invece di usare ingredienti in grado di combinarsi fra loro per produrre cibi saporiti, mischia qualunque cibo si trovi sotto mano". Il bambino ignora il nome della principale marca di succhi di frutta perché " i suoi genitori gli somministrano solo succhi di frutta caserecci, torbidi e sbiaditi"; perfino “il suo maiale riesce a bere roba più decente della sua” e lui, "in vita sua, non ha mai fatto altro che piantare verdure e occuparsi di un porcello". Tanto che la vita del bambino, a causa dell'educazione snaturata dei suoi genitori postsessantottini, è buia: "l'unica luce nella sua vita fu la comparsa a scuola di un manifesto per un concorso scientifico".
Eric, al contrario, "sembrava che non si arrabbiasse mai, qualunque cosa succedesse". Un saggio. E spiritoso: "non so a te, George, ma a me le meraviglie dell'universo mettono sempre fame". Accogliente, ed equanime: alla figlia, che gli chiede se può mangiare patatine, risponde: "sì, ma dividendole con George". Infine e sopratutto, Eric è simpatico al bambino perché "aveva ascoltato le sue domande e gli aveva fornito le risposte giuste. Risposte sensate" (il sottinteso poco implicito è che le altre risposte - in primo luogo quelle dei genitori, con cui si apre il racconto - non sono sensate). Cui si aggiungono gli stereotipi del genere: il computer parlante di Eric in stile Wargames, i genitori di George che per consolarlo gli propongono di tessere un tappeto, gli scienziati distratti che al convegno dimenticano perfino una scarpa. Non sorprende che infine il padre di George, nel bel mezzo del suo discorso ambientalista, venga preso a torte in faccia.
Siamo di fronte a un modo di intendere la scienza che celebra dogmaticamente i propri sentieri denigrando sistematicamente e per principio quelli altrui (mentre una caratteristica fondamentale della scienza dovrebbe essere l'apertura mentale a tutte le possibilità). Reso ancor più indigesto dalla spocchia con cui si presenta la pretesa apertura dello scienziato a tutti gli altri: "per salvare il pianeta sarà necessario lavorare tutti insieme" dice a George dopo aver invitato i suoi genitori a una conferenza scientifca. Ma è chiaro che chiunque debba lavorare con gli scienziati... dovrà farlo al modo della scienza (l’unico sensato). In più, in questo tipo di libro non manca mai l'aspetto esoterico, iniziatico della razionale scienza: dal segreto del titolo al giuramento che il bambino è tenuto a prestare prima di poter accedere al sapere.
Passi per le citazioni imbarazzanti (e abusive) da Ritorno al futuro di Zemeckis (ce ne sono almeno due: il ragazzo travestito da alieno con una tuta spaziale addosso che spaventa i malcapitati; il preside della scuola che in gioventù è uguale a com'è in vecchiaia). Ma lo scienziato che si offre di insegnare la fisica al ragazzino a patto che questi gli rassetti la casa (povero Karate kid)... questa proprio no. Una lettura terribile. Un motivo per acquistare questo libro? Le 16 suggestive tavole a colori fuori testo dallo spazio. Con il contributo, per le parti scientifiche, di Christophe Galfard.

(«Pagina3», 11 agosto 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano