mercoledì 26 gennaio 2011

M. R. Cappellini, Sulle tracce del sogno dell’uomo, ed. Mimesis, 2010

L’uomo come artista, come artefice. L’intreccio fra poesia e azione, poiesis, attività. La vita come l’arte; “fa’ della tua vita un’opera d’arte”. Il libro di Maria Roberta Cappellini, “Sulle tracce del sogno dell’uomo” (Mimesis 2010), utilizza la duttile filosofia di Raimon Panikkar per intrecciare -come recita il sottotitolo- i saperi tradizionali con quelli contemporanei, in particolare l’estetica (soprattutto nella prospettiva di Walter Benjamin) e la psicanalisi (con uno speciale riferimento a Lacan) del '900.
Lo spunto fondamentale del libro è che il secolo scorso ha spezzato in maniera irreversibile il plurimillenario connubio parmenideo tra Essere e Pensare: la nostra epoca si trova a
dover fare i conti con una psicanalisi che ha scoperchiato l’abisso di ciò che si cela al di sotto del razionale (l’inconscio), che porta Lacan a rovesciare il vecchio “penso, dunque sono” di Cartesio in “se penso, non sono” (in quanto l’essere dell’uomo si agita, appunto al di sotto e prima della patina del razionale, dell’ammissibile, del comprensibile). L’uomo sfugge a se stesso, alla sua stessa presa, particolarmente a quella della ragione; dei suoi percorsi non possiamo che seguire le tracce. Con Panikkar, si delinea cosmoteandricamente una prospettiva metafisica in cui il razionale è, sì, al centro delle cose, ma ai suoi estremi vi sono un alto e un basso che ne delimitano l’ampiezza: l’impensato, che fa da sfondo a ogni pensiero, da un lato; l’impensabile, che caratterizza la libertà, dall’altro. Per utilizzare una metafora, l’Essere è come un quadro: non si può parlare del contenuto (il razionale) senza riferimento alla cornice (il mito) e alla creatività dell’artista (la libertà).
La razionalità non è che uno degli aspetti da indagare, sia in quanto oggetto sia in quanto soggetto di conoscenza. Accanto ad essa Cappellini pone il sogno (sulla scia di tradizioni come quella filosofica dell’India), che potrebbe addirittura trovarsi all’origine della stessa razionalità. Quel sogno cui Freud ha dato una coerenza, ma che in Occidente fatica ancora molto a venir riconosciuto come strumento di conoscenza (se non nell’angusto e stagno àmbito di una terapia volta a curare sintomi patologici).
Il libro presenta dunque un taglio molto originale nell’ambito degli studi panikkariani in Italia. Basato su una salda bibliografia in spagnolo, catalano, inglese e francese che attinge alla filosofia, alla psicanalisi, all’estetica, alla mistica e impreziosito dalla bibliografia non scritta degli “incontri di Vivarium”, nel corso dei quali Panikkar riceveva degli amici in occasione di comuni esperienze di spiritualità e di riflessione: troviamo qui per la prima volta accenni alle opinioni (mai espresse altrove) del filosofo catalano sulla psicanalisi freudiana e junghiana e sul rapporto tra quest’ultima e la metafisica indiana). Con numerose illustrazioni a colori a tutta pagina di Giuseppe Billoni.
Maria Roberta Cappellini è pubblicista, saggista, studiosa di scienze tradizionali ed ermeneutica, di filosofia interculturale contemporanea ed estetica. Si è occupata di lingua e letteratura ebraica e di orientalistica, in particolare incentrando il suo interesse di ricerca sulla filosofia mosaica, sulla Qabbalah e sul pensiero mistico di Oriente ed Occidente. Ha pubblicato i testi: André neher tra esegesi ed ermeneutica (Morcelliana, 2000) e Il sogno di Mosè (Hermatena, 2006). È presidente del Centro Interculturale Raimon Panikkar (www.cirpit.org).

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano