
Sacra Scrittura, dall’economia, dalla filosofia e dalla politica per scoprire il senso attuale e propulsivo dell’asserto del Siracide: «Dio ha messo l’uomo in mano al suo consiglio». È un azzardo teologico immaginare che Dio consacri l’uomo nelle sue proprie, umane, libertà e autonomia? Se di azzardo si tratta, è stato arrischiato fin dai primi Padri della Chiesa, per i quali «Dio si è fatto uomo affinché l’uomo possa diventare Dio».
Né si tratta di una mera speculazione esegetica: per La Valle la questione consiste nell’individuare una fede cristiana effettiva, vitale, in grado di trasformare questa “valle di lacrime” in un luogo di pace, in grado di unire gli uomini nel dialogo con le altre fedi (e non un «titolo nobiliare che permette di trattare gli altri come dei pezzenti»). Una fede che possa portare almeno un po’ di Paradiso su questa terra, dando risposte concrete alla sofferenza, all’iniquità; una fede che possa preferire dar da mangiare agli affamati, piuttosto che abbandonarli al loro destino con un “beati i poveri!”; una fede la cui caratteristica sia la libertà (che è anche l’immagine stessa di Dio, ricorda l’autore): libertà dell’uomo dalla schiavitù, dall’ignoranza, dalla compulsione, dall’egoismo.
Per fare ciò, è necessario uscire dalla retorica del “Dio è tutto, l’uomo è niente”. Dio si fida del consiglio dell’uomo. È ora che cominciamo a fidarcene anche noi.
(«l'Altrapagina», ottobre 2010)
