martedì 21 settembre 2010

Nucleare: il lodo Tremonti

“Con il nucleare l’Italia avrebbe un PIL più alto”: parola del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.
Sì, lo so, il nucleare è pericoloso, provoca tumori e leucemie a pioggia, costa incalcolabilmente più di ogni altra forma di energia, è pericolosamente esposto a una deriva antidemocratica, alla mina vagante delle scorie ed è in definitiva fuori controllo. Ma potrebbe dare lavoro, sviluppo e ricchezza al Paese, e quindi... Avrebbe potuto aggiungere anche questo il ministro, ma era - come dire - implicito. In certo modo ridondante. Superfluo.
Perché con la ragione del calcolo economico c’è poco da discutere. A un livello appena un po’ più basso, è un dispositivo mentale che già conosciamo. Con il ricatto del licenziamento, della chiusura, della recessione, l’imprenditoria si sente autorizzata a qualsiasi cosa: ogni evasione fiscale, ogni abuso del contratto, ogni violazione delle regole ambientali o di sicurezza viene giustificata con le esigenze della competitività. I cinesi abbassano i prezzi perché hanno meno welfare? Riduciamo il nostro stato sociale e si vada a competere.
A un livello più alto si possono giustificare - con la stessa logica - attività irrazionali, pericolose o addirittura criminose: in fondo la malavita organizzata crea occupazione. Non è sarcasmo, ripeto: è la stessa logica. Tanto che, per camuffare questa affinità, si cerca di dare una parvenza di opportunità e legittimità perfino al nucleare. Nonostante tutto.
Chissà, forse in altri Paesi del mondo, quelli ad esempio tristemente noti per il cosiddetto “turismo sessuale”, c’è qualcuno - magari al governo - che sostiene trattarsi di una risorsa economica per il Paese, qualcosa che - nonostante tutto - crea occupazione, sviluppo... PIL.
Le stanno provando tutte, con dossier semestrali a cura dell’Enel, spacciati perfino nei giornali cattolici come se avessero ricevuto l’imprimatur, con annunci televisivi. Scienziati e “volti amici” ci hanno annunciato le meraviglie dell’atomo (salvo poi ripensarci), ma la gente non ha cambiato idea: gli italiani il nucleare non lo vogliono. Allora sono passati ad altro: visto che la sostanza non la potevano modificare (e la sostanza è che il nucleare è una cambiale), ora provano a cambiare la forma, cercando di dare agli impianti un aspetto più piacevole alla vista. Che una nuova estetica possa giovare alle malformazioni fetali? Chi vivrà, vedrà (purtroppo è il caso di dirlo).
Oggi il ministro Tremonti cerca di persuaderci con la storia strappalacrime degli operai a spasso (che hanno tutta la nostra comprensione e il cui problema va senz’altro considerato prioritario per l’Italia). Signor ministro, abbia la saggezza di non abbandonarsi a soluzioni facili ma a doppio taglio: se proprio non Le viene in mente nient’altro, proponga ai disoccupati di costruire muri per poi abbatterli, ciclicamente. Il PIL crescerà, anche se potrà sembrarLe un esercizio stupido (e lo è - oltre che indignitoso; ma almeno non provoca il cancro). Certo, tutto ciò avrà un costo, che la società dovrà accollarsi. Ma meglio pagarlo noi, questo costo, anziché le nostre generazioni future. Il costo del nucleare è eterno.

(«AgoraVox», 20 settembre 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano