Parte da un drammatico dato di fatto lo studio di A. Dionigi e R. M. Pavarin dal titolo Sballo. Nuove tipologie di consumo di droga nei giovani (ed. Erickson, 2010): è in aumento tra i giovani, i giovani adulti e la popolazione in generale il consumo di sostanze psicoattive. Cioè: la droga.
Non è però l'unica novità rispetto al passato. La più grande (e forse più preoccupante) differenza è il fatto che il consumo di droga sia diventato un aspetto della normalità, mentre prima era percepito come devianza e legato quasi sempre a rivendicazioni asociali o antisociali. Ma ciò non dipende dalla droga come tale, secondo gli autori, bensì dal diverso assetto che la società ha assunto negli ultimi decenni:
ovunque, chiunque stia cercando qualcosa ai giorni nostri si appresta al contempo a consumare qualcosa, legale o illegale che sia.Parte tutto da qui, dal fatto che il consumo, in generale, sia aumentato, e che il mercato abbia reso la droga una merce come un'altra - certo illegale - ma in null'altro diversa da tutto ciò che si acquista per essere diversi, sentirsi accettati, potenziare o comunque alterare le proprie caratteristiche personali (fisiche e mentali: si pensi alla chirurgia estetica, all'ossessione per il proprio peso corporeo o ai drink eccitanti a base di caffeina e taurina).
È lo sfondo ad essere cambiato: la droga fa parte della normalità e della quotidianità al punto che sempre più non-tossicomani ne fanno uso. Cadono le distinzioni tradizionali tra chi è dentro e chi è fuori: negli anni '80 lo spacciatore e il consumatore erano due ruoli nettamente distinti e il primo in genere apparteneva alla malavita; oggi, evidenziano gli autori con esempi tratti dalla loro pratica clinica,
alcuni pazienti comprano la cocaina dal loro commercilista, l'ecstasy dal fidanzato della sorella e l'hashish a scuola o al bar da coetanei non devianti.Grande dilemma per i genitori i quali, spesso inconsapevoli di tutto ciò, continuano a dipingere ai figli una realtà della droga che non è più attuale, ciò che reca il rischio dell'incomunicabilità fra le due generazioni (con il classico "i giovani non li capisco" da un lato e il corrispondente "i vecchi non sanno niente di noi giovani"). Mentre invece proprio dei genitori ci sarebbe più bisogno, per riscoprire un'alternativa ai modelli stereotipati che prescrivono la droga come ingrediente indispensabile al "divertimento". Alla cui pressione si aggiungono ovviamente fattori quali l'incertezza del futuro e la precarietà prevalente dei progetti di vita.
Il libro è diviso in due parti: la prima affronta il consumo delle sostanze psicoattive, i modi di proteggersi e il ruolo dei genitori; la seconda rivisita i paradigmi delle sostanze e dei significati ad esse attribuiti, con particolare attenzione all'alcol, alla cannabis e alla cocaina. Rivolto a genitori, insegnanti, educatori e tutti coloro che intendono affacciarsi all'odierno orizzonte della normalità della droga.
(«il Recensore.com», 7 maggio 2010)