martedì 20 aprile 2010

R. Panikkar, Visione trinitaria e cosmoteandrica, ed. Jaca Book, 2010

In ultima istanza, sento di aver parlato di un’unica cosa, e forse di aver veramente pensato un solo pensiero
scrisse qualche tempo fa Raimon Panikkar a proposito della sua idea di cosmoteandrismo, magistralmente presentata nel suo ultimo libro, Visione trinitaria e cosmotendrica, vol. VIII dell’Opera Omnia edita dalla Jaca Book, appena uscito in libreria.
Il cosmoteandrismo è la visione della realtà come di un Tutto che presenta tre dimensioni, distinte ma non separate: il divino, l’umano, il materiale. Non tre “componenti” giustapposte, sussistenti in sé e al più relazionate tra loro, ma tre “dimensioni”, inseparabili l’una dall’altra. Panikkar utilizza l’immagine del cerchio per semplificare la visualizzazione di questa intuizione: non vi è cerchio senza centro e circonferenza – i tre non sono la stessa cosa (sono dunque distinguibili), eppure sono inseparabili; la circonferenza non è il centro – ma senza il centro non esisterebbe la circonferenza; il cerchio, in se stesso invisibile, non è né il punto centrale né la circonferenza, eppure è circoscritto dall’una e comprende l’altro. La prospettiva di Panikkar è quella della distinzione senza separazione: le cose non sono né una né molte; non si dà l’una senza l’altra, eppure non sono la stessa cosa.
La visione cosmoteandrica non è solo un’alternativa al monismo (per il quale non esiste che un unico tipo di sostanza, di pensiero, di religione, di modo di vivere) e al dualismo; è più di un guadagno speculativo rispetto alle aporie monistiche e dualistiche di stampo religioso (panteismo, monoteismo) ed epistemologico (la “cosa in sé”). È un modo di pensare la realtà che permette di concepire un pluralismo di diritto oltre che di fatto; che permette di realizzare una tolleranza che vada oltre la mera sopportazione e sappia farsi accoglienza e integrazione.
Il libro, che presenta contributi diversi, alcuni dei quali già pubblicati (ma comunque rivisti), si apre con il capitolo dedicato alla divinità, già pubblicato dalla EMI, nel 2007, nella collana “Parole delle fedi” con il titolo Divinità. A proposito di questo testo, ho segnalato nel 2008 la problematicità dell’espressione “universale culturale” da parte di Panikkar (cfr. «Giornale di filosofia.net», novembre 2008, visibile in internet all’indirizzo ): espressione che qui viene ripresa senza rettifiche né chiarimenti, ciò che lascia a mio avviso aperti i problemi in precedenza evidenziati.
Il volume – curato a quattro mani dall’autore e da Milena Carrara Pavan – soddisfa tutte le aspettative e conferma l’importanza di questa imponente operazione editoriale.

(«il Recensore.com», 20 aprile 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano