domenica 28 marzo 2010

Sotto controllo

In Italia il voto è segreto. Perché? Perché in ogni luogo e in ogni tempo c'è chi è più povero e chi è più ricco, chi potrebbe aver voglia di vendere il proprio voto per necessità (ma anche solo per convenienza) e chi vorrebbe approfittarne per comprarlo. Onde evitare che si cada nella tentazione, da una parte e dall'altra, di commettere un atto illecito (perché ricordiamolo: vendere, comprare, scambiare voti è una cosa proibita dalla legge, oltre che moralmente riprovevole ed esteticamente sgradevole), la legge rende il voto segreto fin dal principio: nessuno può rendere pubblico il proprio voto (al massimo può dichiarare la propria intenzione di voto, ma mai potrà rendere visibile la propria scheda elettorale); qualsiasi segno di riconoscimento, anche solo sospetto, su una scheda elettorale la rende per ciò stesso nulla.
Bene. C'è solo un problema: quello che ho scritto prima non è ciò che la legge fa, ma ciò che la legge dovrebbe fare. Infatti, alle prossime consultazioni elettorali (regionali e provinciali, a Caserta), è possibile votare per legge in maniera riconoscibile e al contempo legittima (il voto, cioè, non viene annullato, come invece dovrebbe essere per ogni voto riconoscibile).

È libero un Paese, come l'Italia, in cui il voto è controllabile?

Facciamo qualche esempio (concentrandoci, per semplicità, sulle elezioni regionali):
1. È possibile dare il proprio voto a Sempronio, candidato di lista, scrivendo per esteso il suo nome nell'apposito spazio. Al contempo, si appone una X sul simbolo della sua lista e anche su quella di una o più liste amiche (cioè dello stesso raggruppamento). Il voto è valido e - ovviamente - riconoscibile.
2. È possibile dare il proprio voto a Sempronio, candidato di lista, scrivendo per esteso il suo nome in uno degli spazi riservati al nome dei candidati delle liste amiche. Il voto è valido e riconoscibile.
3. È possibile dare il proprio voto a Sempronio e Mevio, entrambi candidati di lista, scrivendo per esteso il loro nome negli appositi spazi. Poiché la legge prevede che - in caso di doppia preferenza - essa vada ripartita equamente tra i sessi, essendo Mevio uomo come Sempronio, la preferenza a suo favore non verrà conteggiata. Il voto a Sempronio resta però valido: qui è evidente che il nome di Mevio può svolgere proprio la funzione di "segno di riconoscimento".
4. È possibile dare il proprio voto a Sempronio e Mevio, candidati di lista in due schieramenti contrapposti, scrivendo per esteso i loro nomi nello spazio riservato alla lista di Mevio. In tal caso, la preferenza a Mevio è valida, quella a Sempronio viene ignorata. Anche qui, il nome di Sempronio, malamente apposto, non rende nullo l'intero voto, e lo rende riconoscibile.
Per capirci. Immaginiamo una persona che volesse comprare dei voti. Potrebbe proporre di votare Sempronio e Mevio (caso 3., ad esempio) e controllare quanti di questi voti emergono dallo scrutinio, essendo ragionevolmente sicuro che nessuna persona sana di mente voterebbe in siffatto modo sapendo bene che la legge rende la seconda preferenza nulla. È chiaro che non si sta parlando di riconoscibilità diretta dell'identità del votante, ma della possibilità concreta di "controllare" il voto. Ciò che la legge dovrebbe rendere impossibile.
Siamo oltre l'annoso problema delle cosiddette "cordate", che erano voti comunque razionali; qui anche il voto espresso in maniera irrazionale viene considerato valido (lampante il caso 4.).
Concludendo: il voto è reso segreto dalla legge affinché nessuno cada nella tentazione di venderlo o comprarlo. Ma la legge attuale è fatta in modo che il voto possa essere venduto e comprato (ovviamente, ciò potrebbe non accadere: e noi speriamo certo che non accada). Dobbiamo pensare che l'autore della legge elettorale sia interessato a questa compravendita? Non possiamo. Inutile invocare il legittimo sospetto. L'unica cosa da fare, oggi, nell'Italia del 2010, è andare a votare. Facendo - in tutti i sensi - molta, molta attenzione.

(«Il Caffè», 26 marzo 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano