lunedì 1 febbraio 2010

La piaga del nucleare/1

L’energia elettrica prodotta con il nucleare è più economica. Gli impianti nucleari non generano CO2. Le centrali nucleari sono sicure. Il confinamento in sicurezza delle scorie radioattive è un problema risolvibile.
Le quattro affermazioni che avete appena letto sono false. Eppure le sentiamo ripetere di continuo da politici, tecnici e scienziati in televisione, in radio, sui giornali. Sergio Zabot e Carlo Monguzzi, nel loro Illusione nucleare (ed. Melampo, 2008), non fanno analisi critiche innovative o specialistiche sul tema dell’energia atomica, ma si propongono (e ci riescono bene)
solo di raccogliere e ordinare le argomentazioni che sfatano la demagogia roboante da cui siamo assaliti e dare quindi risposte documentate alle menzogne che ci vengono propinate quotidianamente.

«I costi economici, sociali e ambientali del nucleare sono elevatissimi. Essi vengono accumulati in forma di debito che un giorno il genere umano dovrà pagare, magari come sopravvivenza in un ambiente avvelenato».
S. ZABOT E C. MONGUZZI, Illusione nucleare, ed. Melampo, 2008

Va anzitutto chiarita una cosa: l’energia atomica (cioè quella immediatamente sprigionata dalle reazioni nucleari provocate all’interno dei reattori) non è utilizzabile così com’è; essa viene prodotta affinché per suo tramite si produca energia elettrica accumulabile e distribuibile come di consueto. Quando si parla in questi contesti di “energia atomica” si allude dunque alla produzione di energia elettrica tramite impianti nucleari. Ora, tra tutti i metodi escogitati dall’uomo per la produzione di elettricità, quello nucleare è certamente il sistema più complesso (e di gran lunga rispetto a tutti gli altri); è quello che prevede i tempi più lunghi (per costruire un impianto nucleare occorrono decenni, mentre bastano un paio d’anni per impianti di qualunque altro tipo); è quello più pericoloso (tutti ricordano il simbolico – ma purtroppo non unico – caso dell’esplosione della centrale di Chernobyl; nessuna centrale elettrica “tradizionale” avrebbe potuto causare danni tanto ingenti e tanto estesi nel tempo e nello spazio). Per chi ne ha avuto esperienza diretta, il nucleare è una piaga.
Inoltre, da un punto di vista economico, l’esperienza mostra che
la breve storia della tecnologia nucleare è costellata da collassi finanziari, clamorosi fallimenti, interventi statali per salvare il salvabile. Nessuna intrapresa nucleare, salvo forse pochissime eccezioni, è mai riuscita a rispettare le previsioni, né dei costi di costruzione degli impianti, né del costo finale dell’energia prodotta.
Tanto che l’agenzia Standard&Poor’s ha dichiarato che non intende aumentare il rating (cioè l’indice in base al quale le aziende vengono classificate rispetto alla loro rischiosità: maggiore è il rating, minore è il premio assicurativo richiesto all’azienda) di nessuna impresa costruttrice di impianti nucleari; a ciò si aggiunga che nessuna banca privata americana è disposta – in assenza di garanzie da parte dello Stato – a prestare denaro alle imprese nucleari.
C’è poi il problema delle scorie: ad oggi non è stato smantellato (lo “smantellamento” è il processo che prevede la chiusura definitiva dell’impianto e il confinamento in sicurezza di tutte le scorie; al momento, nessun Paese del mondo sa dove né come confinare le scorie preservandole dal rischio idrogeologico ecc.) neppure un solo impianto nucleare. Ciò dovrebbe far riflettere attentamente: letteralmente, riguardo alle scorie radioattive, non sappiamo da che parte cominciare.
Tutte queste cose le sappiamo. Quello che non sappiamo ancora è dove questo governo intende realizzare centrali e luoghi di stoccaggio. Si ventila l’ipotesi (ufficiosa: per avere notizie ufficiali da questo governo bisogna aspettare l’arrivo dell’esercito sul territorio) dell’ex centrale del Garigliano a Sessa Aurunca come sito per lo stoccaggio (che è un semplice deposito “provvisorio”, ben diverso dal confinamento in sicurezza). Attualmente l’ex centrale, che già contiene materiale radioattivo non in sicurezza, è priva di manutenzione (la torre è a rischio di crollo: cfr. al riguardo il video “Ecofollie” di Milena Gabanelli): dicono che non ci sono soldi, e intanto progettano la costruzione di nuovi impanti miliardari. Un ragionamento che non fa una piaga.

(«Il Caffè», 29 gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano